voto
7.5
7.5
- Band: GRAND MAGUS
- Durata: 00:47:54
- Disponibile dal: 22/06/2010
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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L’ottimo “Iron Will” di due anni fa aveva fatto definitivamente puntare i riflettori sui Grand Magus, trio svedese che oggi si pone come uno dei punti di riferimento tra le nuove leve del metal classico. Ridotte via via le sonorità doom/stoner, ora la band capitanata dal cantante degli Spiritual Beggars, Janne ”JB” Christoffersson, torna con un disco ancorpiù ancorato all’heavy anni Ottanta che ad ogni modo non deluderà chi ha apprezzato il precedente. La formula vincente dei Grand Magus ruota sempre attorno a riff semplici ma estremamente efficaci e un drumming discretamente vario, combinazione ideale per tessere un sound riccho di groove nei passaggi più cadenzati e allo stesso tempo dal notevole tiro in quelli più veloci. Su queste coordinate musicali tracciate dal metal tradizionale dei Judas Priest, l’epic più genuino dei primi Manowar e il doom dei Candlemass o dei Black Sabbath più cupi, si staglia la voce pulita di JB. Non un maestro di tecnica o chissà che fenomeno a livello di estensione, il chitarrista cantante ha una marcia in più soprattutto in quanto a interpretazione. Le sue linee vocali sono sempre perfettamente incastonate nella musica e la sua versatilità gli permette di valorizzare brani epici ed evocativi come la titletrack o la spettacolare “Black Sails” (vero proprio pezzo da novanta per chi ama l’epic metal tradizionale), o spostarsi su territori più classicamente heavy laddove i ritmi si fanno più incalzanti. “Hammer Of The North” non è appunto un disco monocorde e accanto a pezzi in cui la band si addentra in territori vicini al doom come la grigia “The Lord Of Lies”, troviamo anche episodi più veloci come la opener “I, The Jury”, “Northern Star” o l’ottima “At Midnight They’ll Get Wise”, tutti uptempo in cui il riffing sempre essenziale trascina l’ascoltatore con la sua grande presa, riuscendo inoltre nel difficile compito di non suonare derivativi. I frangenti in cui il songwriting dei Grand Magus pare meno efficace sono davvero pochi, per lo più concentrati nella seconda parte del lavoro ed è questo che a conti fatti rende l’album di poco inferiore ad “Iron Will”. Buona la produzione con suoni tutt’altro plastificati o triggerati ma semmai piuttosto crudi e adatti al genere proposto. Potente, vario, evocativo e ispirato, “Hammer Of The North” è dunque un disco che gli amanti del metal classico non devono lasciarsi scappare.