GRANITADER – Der Wald zwischen den Welten

Pubblicato il 20/03/2024 da
voto
7.5
  • Band: GRANITADER
  • Durata: 00:45:00
  • Disponibile dal: 21/03/2024
  • Etichetta:
  • Purity Through Fire

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Nei suoi quasi quindici anni di esistenza, Purity Through Fire è riuscita a issare il suo vessillo aquiluto su svariate uscite significative piuttosto oscure, piuttosto underground e non di rado politicamente orientate dal nazionalista in su (o in giù, a seconda che si ragioni in termini di vigore o di democraticità).
“Der Wald zwischen den Welten”, debut album dei tedeschi Granitader, si candida a diventare il prossimo nome su questa lista di scelte azzeccate: la formula è tra le più care all’etichetta teutonica, ovvero la combinazione di oscurità e atmosfera (October Falls, Wooden Throne, Ad Finem Omnia, ma anche quel ‘colpaccio’ dei Minewerfer, ora sotto Osmose), che qui si manifesta in un black metal dalle forti influenze pagan. Definizione da prendere alla larga, però, perché formazione sassone sembra capace di muoversi con grande disinvoltura in una zona liminale tra i due generi, complici la smaccata vocazione per le atmosfere epiche e la decisa predominanza della melodia sull’aggressività.
Certo, è un linguaggio che ha diversi precedenti, anche nella scena tedesca (Horn, Falkenbach, ma anche Nargaroth), ma i cinque di Annaberg sembrano volerne rinfrescare e personalizzare il lessico, guardando anche alla lezione di Watain e Uada.
Formatisi nel 2019 in Sassonia, i Granitader hanno iniziato a pubblicare la loro musica solo l’anno scorso, con l’EP “Werfaulte Welt”: un lavoro di una decina di minuti, interessante ma privo del quid in più che fa davvero la differenza. La band ha dato tuttavia prova di una notevole capacità di maturazione, e a distanza di undici mesi torna con un full-length in grado di riprendere il discorso iniziato con l’EP portandolo ad un livello nettamente superiore. In che modo? Enfatizzando la vena epica, anche sconfinando un po’ rispetto alla grammatica black; seguendo con sicurezza il proprio senso per una musicalità immediata, valorizzando il protagonismo delle chitarre e inserendo qualche ritornello di presa sicura. Qualche differenza rispetto al passato la fa anche la produzione, migliore rispetto a quella dell’EP di lancio anche se un po’ standard e un po’ compressa per i nostri gusti.
Entrando nel vivo di questo disco, colpisce come i Granitader abbiano trovato fin dal questo debutto una formula che consente loro di suonare diretti e sofisticati insieme, intrigando fin dal primo ascolto con immagini e suggestioni. L’album parte con due brani, “Ødensjakt” e “Heimat”, che dichiarano la volontà di calare carte alte già dalle prime mani: le dinamiche linee vocali scorrono su un susseguirsi di riff potenti e melodici, sostenuti da una sezione ritmica agile, che rende un buon servizio al lavoro delle chitarre.
Dopo i primi dieci minuti di musica si è ormai persi nel Miriquidi, l’antichissima foresta dei Monti Metalliferi che dà il nome al terzo brano del platter; i toni qui si fanno più violenti ma anche, in un certo senso, più sognanti, si accentuano i riferimenti paganeggianti e la magnificenza di alcuni passaggi si tinge di sfumature di una marzialità quasi cavalleresca.
Contestualmente, i Granitader inanellano un momento cantabile dopo l’altro, come sui ritmi ora incalzanti, ora larghi di “Nathan”, sulla massiccia “Geister des Nordens” o sulla title-track conclusiva, che sembra fatta apposta per essere urlata insieme al pubblico. Tutto è in crescendo, grazie anche ad arrangiamenti che veicolano con efficacia il pathos delle composizioni e ad un’esecuzione emozionale, calda, autentica.
“Der Wald zwischen den Welten” è indubbiamente un lavoro pensato e curato, e lo si sente anche nei dettagli: gli assoli sempre funzionali al brano, la tessitura delle atmosfere arricchita dall’uso di campane e percussioni, le occasionali parti ‘corali’ che conferiscono un tocco solenne ai passaggi più maestosi dell’album.
La tornitura di questo lavoro, per contro, ne rende ancora più frustranti le poche, piccole sbavature: innanzitutto, la prevedibilità di alcune soluzioni compositive (la più clamorosa delle quali è, forse, la scelta di dare un’intro lenta o ambientale a tutte le canzoni dell’album). Poi, il ripresentarsi di un neo già orecchiato nell’EP, ovvero la chiusura brusca e un po’ sciatta di alcuni pezzi. Lo si nota un po’ su “Heimat”, ma soprattutto su “Varus”, cui ha contribuito anche Baptist dei Mavorim. Si tratta di un brano ambizioso, costruito quasi in forma di dialogo, per il quale è stata creata una scenografia sonora adatta alla grandiosità e al contesto della vicenda narrata. Eppure, viene troncato sui secondi finali in modo del tutto spiazzante.
I Granitader riescono comunque a convincere della bontà della loro proposta, dalla quale crediamo sia legittimo aspettarsi un’evoluzione interessante. Il potenziale, per ora, sembra esserci eccome.

TRACKLIST

  1. Intro
  2. Ødensjakt
  3. Heimat
  4. Miriquidi
  5. Nathan
  6. Geister des Nordens
  7. Varus feat. Baptist (Mavorim)
  8. Netsche
  9. Der Wald zwischen den Welten
  10. Outro
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