7.5
- Band: GRAVE DIGGER
- Durata: 00:41:36
- Disponibile dal: 06/01/2009
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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I Grave Digger sono, assieme ai Rage, uno dei gruppi di punta di quel power/heavy tedesco potente, compatto e granitico. A differenza degli appena menzionati colleghi, Chris Boltendahl e soci hanno però il brutto vizio di pubblicare dischi convincenti alternati a uscite poco ispirate come il penultimo “Liberty Or Death” di due anni fa, un lavoro che non era apparso molto fresco e soffriva di una certa scarsità di idee. Questa volta però lo scavafosse teutonico si ripresenta con un disco diretto, dalle linee vocali più incisive e ricco di brani incalzanti che a tratti rispolverano i fasti antichi, con quei riff tritaossa misti ad atmosfere cupe e maligne tipiche di “Heart Of Darkness” o i cori immediati di “Tunes Of War” e “Knights Of The Cross”. Certo non stiamo parlando di un disco memorabile come quelli appena menzionati, ma in ogni caso al di sopra la media delle ultime pubblicazioni del gruppo tedesco. Sicuramente una ventata di aria fresca a livello di songwriting deve averla data il nuovo aggiunto Thilo Hermann, ex-chitarra dei Running Wild ora al fianco di Manni Schmidt a formare una vera e propria macchina da riff creando un sound più “pieno” anche come arrangiamenti. Il disco si apre con “The Gallows Pole”, tetro intro dalle melodie funeree perfettamente in linea con l’artwork dell’album e preludio alla titletrack. “Ballad Of A Hangman” è un brano tirato che piazza subito un colpo vincente grazie ad un bel riff da headbanging e un ritornello che dal vivo farà sicuramente una gran presa per via di un coro molto facile da memorizzare. La successiva “Hell Of Disillusion” parte anch’essa con un sinistro giro di chitarra quasi in stile Candlemass e sfocia subito in un brano impostato su tempi medi che culmina con un chorus semplice, diretto e, anche in questo caso, dalle buone potenzialità in sede live. “Sorrow Of The Dead” è invece un pezzo in doppia cassa quasi costante, dalle ritmiche serrate e thrashy che si stemperano solo sull’apertura melodica del ritornello. Ottimi i suoni di chitarra, graffianti e potenti come un disco dei Grave Digger richiede. “Grave Of The Addicted” è, a detta del sottoscritto, uno degli episodi migliori del lavoro, un mid tempo quadrato, secco e dal tiro notevole. Una pausa la offre la discreta “Lonely The Innocent Dies” dove Chris viene affiancato da Veronica Freema dei Benedictum per un brano lento e malinconico che solo nella seconda metà viene scosso da una ritmica piu’ sostenuta. Si torna a picchiare duro con “Into The War”, canzone tiratissima che ricorda molto gli ultimi dischi con Uwe Lulis alla chitarra. Un po’ meno convincenti ma lontani dall’essere dei brutti pezzi “The Shadow Of Your Soul” e la più veloce “Funeral For A Fallen Friend”. Rialza il livello “Stormrider”, up-tempo incalzante che ripesca direttamente dalle radici della band. Il disco si conclude con il singolo “Prey”, abbastanza melodica soprattutto nelle chitarre e con un ritornello catchy ma un tantino scontato. “Ballads Of A Hangman” è dunque un lavoro che, a parte qualche passaggio meno positivo di altri, contiene alcuni brani che dal vivo non sfigureranno di fianco ai grandi classici e ci riconsegna una band finalmente di nuovo in forma.