6.0
- Band: GRAVE DIGGER
- Durata: 00:44:58
- Disponibile dal: 31/08/2012
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Due anni fa il mancato tentativo con “The Clans Will Rise Again” di dare un degno successore all’indimenticato “Tunes Of War” del 1996. Oggi il nuovo “Clash Of The Gods”, ispirato questa volta alla mitologia greca, per tentare di rilanciare una formazione che pare a corto di munizioni. I Grave Digger però non sembrano aver ritrovato l’ispirazione di un tempo e il qui presente lavoro ne è testimonianza. Un disco ben prodotto e tecnicamente ben suonato, nel quale a fianco di una manciata di brani convincenti si affacciano timidamente anche alcuni nuovi elementi a livello di arrangiamenti, ma che in più passaggi scade nell’anonimo o nel già sentito. Tra i punti a favore la insolita intro con cantato in tedesco, “Charon”, e la prima roboante traccia in pieno stile Grave Digger, intitolata “God Of Terror”. Il classico pezzo veloce e trascinante dal ritornello tutto da cantare e con un buon lavoro solista del chitarrista Axel Ritt. Non siamo certo ai fasti di “Shadowmaker” o “Scotland United”, ma l’effetto c’è e fa presa sull’ascoltatore. Allo stesso modo positive “Wall Of Sorrow”, up tempo non certo originale come riff ma che sfocia in un bel ritornello con voce pulita, e “Warriors Revenge”, brano epico ed eroico, dal riffing molto diretto di derivazione Judas Priest e con un discreto ritornello rafforzato da grandi cori. Nelle restanti tracce la band di Chris Boltendahl purtroppo fatica a convincere anche per via di alcuni troppo evidenti deja-vu. È il caso della monolitica “Call Of The Sirens”, il cui ritornello suona come una versione lenta e meno bella della vecchia “The Dark Of The Sun”, o del riff iniziale della tirata “Death Angel And The Grave Digger”, brano altrimenti convincente se non fosse per quel riff spudoratamente simile a quello della storica “Heavy Metal Breakdown”. Che dire poi del singolo “Home At Last”? Un buon pezzo, di sicura presa soprattutto dal vivo per via del suo ritornello molto catchy, che però ricorda un po’ troppo quella “Over The Hills And Far Away” di Gary Moore già coverizzata dai Nightwish. Infine, un set di pezzi che poco hanno da dire e traballano sotto il peso di ritornelli troppo statici, scontati nelle rime ed eccessivamente ripetitivi. È il caso di “Hell Dog”, “Medusa” e della cadenzata titletrack, sulla quale dei gradevoli inserti di chitarra orientaleggianti non controbilanciano un noioso e ridondante refrain. Un songwriting dunque altalenante, che relega “Clash Of The Gods” all’ennesimo album di mestiere targato Grave Digger. Dovremo forse attendere un nuovo cambio di formazione prima di sentire un altro disco di buon livello da questa che è una delle band principali nel panorama classic metal tedesco?