6.5
- Band: GRAVE DIGGER
- Durata: 00:43:24
- Disponibile dal: 11/07/2014
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo aver tentato nel 2010 di richiamare i fasti del vecchio “Tunes Of War” con un poco riuscito sequel di nome “The Clans Will Rise Again”, i Grave Digger tentano questa volta di rievocare l’altrettanto seminale “The Reaper” datato 1993 con il nuovo “Return Of The Reaper”. Che la band dell’istrionico cantante e leader assoluto Chris Boltendahl sia da tempo a corto di ispirazione è un dato di fatto e, appunto, non ci sorprende più di tanto l’idea di rifarsi a quanto di buono pubblicato in passato pur di rialzare le quotazioni del gruppo. Sotto dunque, almeno in parte, con un revival di quelle sonorità più dirette e grezze anche nei potentissimi suoni che fecero la fortuna dell’irruento e aggressivo “The Reaper”, condite ovviamente, come evincibile anche dalla bella copertina, con testi legati alla figura della morte e altre cupe tematiche. Non mancano quindi le premesse per qualcosa di interessante ma, come al solito ultimamente, si deve far i conti con una vena creativa non sempre all’altezza. Non mancano ad ogni modo i brani discreti, come la tirata e travolgente “Hell Funeral”, l’altrettanto aggressiva “Resurrection Day”, l’up tempo dal chorus di gran presa “Death Smiles At All Of Us”, o la motorheadiana e decisamente old school “Satan’s Host”, tanto semplice quanto diretta ed efficace. In questi frangenti, anche se tutto suona come già sentito nel corso della discografia del gruppo, i riff trascinano (il chitarrista Axel Ritt sembra aver finalmente trovato maggior spazio d’azione), i ritornelli colpiscono e il tiro generale dei brani coinvolge. Poi però a stemperare gli entusiasmi ci pensano prima alcuni pezzi sufficienti o poco più come “Road Rage Killer” o “Grave Desecrator” e altri che appaiono addirittura piuttosto insipidi. E’ infatti in particolare laddove i tempi rallentano che i brani, come il monolitico il mid tempo “Season of The Witch” o la ballad conclusiva “Nothing To Believe”, si fanno piuttosto noiosi, stantii e ridondanti. “Return Of the Reaper” è a conti fatti un album di continuità, nel quale non manca qualche buono spunto ma che complessivamente nulla aggiunge a quanto fatto dai Grave Digger e che non li riporta ai gloriosi livelli del passato a cui si vorrebbe ricollegare.