6.5
- Band: GRAVE DIGGER
- Durata: 00:53:34
- Disponibile dal: 01/10/2010
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Era il 1996 quando nei negozi arrivava "Tunes Of War" il disco che sarebbe poi stato considerato dalla gran parte del popolo metallico come il punto più alto della carriera dei Grave Digger. Oggi, quattordici anni e sette dischi dopo, la band capitanata dal cantante nonché principale songwriter Chris Boltendahl decide di riallacciarsi alle tematiche e alle sonoritá di quel disco con un album che ne costituisca il seguito. Nasce dunque il qui presente "The Clans Will Rise Again", il primo lavoro ad essere stato registrato con il nuovo chitarrista Axel Ritt dei Domain. Le aspettative erano quindi alte, soprattutto perché per reggere il confronto con "Tunes Of War", serviva un grande disco. Considerando il livello altalenante delle ultime produzioni targate Grave Digger, tale impresa era piuttosto ardua e infatti non possiamo dire che l’obiettivo sia stato raggiunto. "The Clans Will Rise Again" infatti suona piú come un disco di mestiere, di continuitá, piuttosto che una nuova pietra miliare. Sebbene certe caratteristiche di "Tunes Of War" siano state riprese, come la bella intro di cornamuse "Days Of Revenge", i testi incentrati sulla storia scozzese e alcuni ritornelli epici, il livello qualitativo medio e la potenziale longevità dei pezzi non sono all’altezza. Questo non significa che manchino le belle canzoni, e qui citiamo soprattutto i pezzi piú veloci, riffati e dai chorus con aperture epiche e immediate come l’ottima opener "Paid In Blood", o la un po’ meno ispirata ma ad ogni modo efficace "Rebels", e l’evocativa "Coming Home", tutti pezzi nei quali si respira l’atmosfera battagliera ed eroica propria del vecchio album sopra citato. Piú che discrete anche "Hammer Of The Scots" e "Spider", brani tirati in pieno stile Grave Digger, sostenuti da doppia cassa, riff quasi thrashy e con il consueto vocione di Chris che proprio non vuole piú saperne di usare le tonalitá alte di una volta. Gli altri brani, tra cui i due lenti "Whom The Gods Love" e "When Rain Turns To Blood" su cui il singer purtroppo non usa il cantato pulito, si attestano attorno alla sufficienza e scorrono senza lasciare troppi segni del loro passaggio. Uniche note realmente negative il singolo "Highland Farewell", dal ritornello piuttosto scialbo e riff iniziale che suona come un surrogato di quello della storica "Heavy Metal Breakdown", e la poca ispirazione della monolitica titletrack, mid tempo abbastanza statico e noioso. Riguardo al nuovo chitarrista, il suo lavoro non si discosta molto dalle sonoritá classiche della band e sebbene il suo apporto sia positivo, era lecito aspettarsi qualcosina di piu visto quanto da parte sua dimostrato nei Domain, dove forse ha piú libertá di espressione. La produzione é molto ben curata, con suoni ben bilanciati e potenti ed un artwork in linea con gli standard dello Scavafosse. "The Clans Will Rise Again" é dunque un album nel complesso piú che sufficiente, un nuovo segnale che la band é sempre attiva e in grado di scrivere pezzi buoni anche se non in egual numero e con la stessa continuitá di un tempo.