7.0
- Band: GRAVE DIGGER
- Durata: 00:43:00
- Disponibile dal: 14/09/2018
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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I veterani del power metal tedesco Grave Digger siglano il loro diciannovesimo disco in studio. Da un po’ di tempo i becchini alternano album riusciti ad altri decisamente sottotono, per questo motivo è forte la speranza che il nuovo “The Living Dead” riesca a tenere alto il nome di una band storica che al metal ha dato molto. Purtroppo l’inizio non è certo dei migliori, “Fear Of The Living Dead” per quanto suoni in modo coriaceo, squisitamente teutonico, non mostra la magnificenza che l’opener di un disco dovrebbe avere per scaldare il sangue nelle vene di chi è all’ascolto. Di tutt’altro stampo la successiva “Blade Of The Immortal”, un midtempo bello roccioso che va in crescendo fino a esplodere in un ritornello epico e dal sound piratesco. Di certo per chi scrive si tratta di uno dei migliori episodi del disco. Chris Boltendahl e soci continuano la loro marcia con “When Death Passed By”, altra classica bordata power che non brilla particolarmente di luce propria. L’epicità di “Shadow Of the Warrior” riporta i becchini in carreggiata, il brano è incalzante, veloce e pieno di melodie azzeccate. C’è anche spazio per un momento di pura pacchianeria con l’anthemica “The Power Of Metal”, inno al metallo tonante dal refrain zeppo di cori e melodie catchy. All’interno del disco si nota subito come la scelta da parte dei Grave Digger di limitare l’utilizzo delle tastiere, già iniziata nei due precedenti dischi, sia stata portata avanti con maggior convinzione. Qui la chitarra di Alex Ritt regna incontrastata. “The Living Dead” è anche l’ultimo disco in cui suona lo storico batterista Stefan Arnold, che da poco ha annunciato la sua dipartita dalla band e che per l’ultima volta ha picchiato con il suo proverbiale stile essenziale, ma potentissimo. L’album si chiude con quello che in questi giorni è divenuto uno dei pezzi più discussi dal popolo internet, “Zombie Dance”. Una sorta di polka metal, con tanto di fisarmoniche e dal ritmo danzereccio che, se non si prende la questione troppo sul serio, alla fine si rivela anche un brano divertente e scanzonato. “The Living Dead” non verrà di certo ricordato come la miglior prova in studio dei Grave Digger, ad un primo ascolto le canzoni potrebbero sembrare poco incisive, ma con le passate successive nel lettore CD il disco cresce e si dimostra per ciò che è, un sano concentrato di heavy metal con molti richiami alle vecchie sonorità, quelle del periodo d’oro della band. Alcuni momenti sottotono impediscono un giudizio più alto, ma tutto sommato possiamo ritenerci più che soddisfatti.