8.0
- Band: GRAVE
- Durata: 00:44:08
- Disponibile dal: 23/05/2008
- Etichetta:
- Regain Records
- Distributore: Self
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Non c’è niente da fare… i Grave post-reunion hanno una marcia in più rispetto ai loro colleghi/amici della vecchia scena di Stoccolma. Vero, “Back From The Grave” non era un granchè, ma doveva essere visto come il primo riscaldamento dopo anni di inattività. “Fiendish Regression” e “As Rapture Comes”, invece, avevano letteralmente sbaragliato la concorrenza, offrendo materiale di qualità elevatissima e che, per giunta, non si limitava certo a ripercorrere solamente i sentieri battuti agli esordi. Ma veniamo ai giorni nostri. Anche nell’anno del grande ritorno dei Dismember (ottimo il loro ultimo album), i Grave confermano di trovarsi in un vero e proprio stato di grazia. Superato l’abbandono del batterista Pelle Ekegren, bloccato per impegni familiari, il gruppo svedese ha reclutato il capace Ronnie Bergerstahl (ex Centinex e Amaran) ed è tornato ad affidare in toto il songwriting al suo leader indiscusso Ola Lindgren. Il risultato de lavoro del biondo cantante/chitarrista è un disco, “Dominion VIII”, che è senza ombra di dubbio quello più tradizionalista realizzato dai nostri negli ultimi anni. A partire dalla produzione – ruvidissima e priva di trigger e/o effetti vari – sino ad arrivare alla direzione stilistica dei pezzi, tutto rimanda alle prime opere della band: quel “Into The Grave” e quel “You’ll Never See…” che ancora oggi riescono a far venire i brividi agli appassionati di old school death metal svedese. Come accennato, negli album più recenti i Grave avevano provato anche a esplorare nuovi territori, aggiornando in parte il loro sound con blast-beat e vaghe atmosfere morbidangeliane. Su “Dominion VIII” Lindgren ha però voluto prevalentemente tornare alle origini, dando spazio a ritmiche più classiche (doppia cassa e mitico “tu-pa tu-pa” svedese!) e a un riffing maggiormente massiccio, che spesso si concede persino ampie escursioni in ambienti doom. Otto tracce compongono “Dominion VIII” (guarda caso, l’ottavo full-length della band) e, come insegna la tradizione recente, non vi è proprio spazio per cali di tensione. Una carneficina continua e curata alla perfezione… una tracklist esemplare, che regala anche una manciata di brani destinati sin da subito a diventare dei classici. Il primo è “Fallen (Angel Son)”: pezzo che alterna mirabilmente rapide accelerazioni a bordate doom da headbanging sfrenato. Poi abbiamo “Annihilated God”, traccia dalla struttura circolare, che presenta una vasta gamma di riff uno più riuscito dell’altro e una parte centrale di una ignoranza sublime. Infine, impossibile non citare la conclusiva “8th Dominion”, nella quale il gruppo dà vita a un compromesso perfetto (e inedito, per i suoi canoni) tra vera violenza death metal e una relativa orecchiabilità, che si configura in una lunga ma efficacissima composizione, dominata per buona parte da un midtempo scattante e immediato. Una canzone che chiude il disco in grande stile e che lascia un gradevole senso di soddisfazione nell’ascoltatore. Sono passati vent’anni dalla loro fondazione, ma i Grave riescono ancora in qualche modo a stupirci. Eterno rispetto.