7.5
- Band: GRAVE
- Durata: 00:45:08
- Disponibile dal: 27/08/2012
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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I Grave si prendono poche pause. Per loro stessa ammissione, hanno poco altro da fare nella vita, quindi sotto con tour in mezzo mondo e nuovi album, finchè il fisico lo permette. Rispetto ad Entombed ed Unleashed – per non parlare dei defunti Dismember – i Nostri paiono effettivamente dei ragazzini per come stanno affrontando la loro carriera, ultimamente pervasa da un entusiasmo che si faceva fatica a rintracciare persino quando lo swedish death metal e il nome Grave stavano vivendo il loro momento di massimo splendore. Il seguito di “Burial Ground” sembra rilevare un piccolo cambio di registro per il combo: nel presente lavoro si insiste infatti meno su componenti come velocità e sporcizia old school, che risaltavano ampiamente nelle ultime due prove in studio, per concentrarsi invece su un sound più groovy e ritmato, che, come accennato nel nostro track by track in anteprima, in più punti suona come un incrocio fra lo stile di “You’ll Never See…” e quello di “Soulless”. “Endless Procession Of Souls” si rivela nel giro di pochi ascolti un disco omogeneo e compatto, da cui emerge un suono scarno e diretto. Già dall’iniziale “Amongst Marble And The Dead” – preceduta dall’intro “Dystopia” – ci si addentra negli anfratti più cupi dello swedish death metal, sfregiati dagli arpeggi oscuri e dai riff taglienti delle chitarre di Ola Lindgren e Mika Lagrén; un mix di up e midtempo che da sempre costituisce uno dei marchi di fabbrica dello stile Grave, questa volta racchiuso in una produzione un poco più levigata rispetto agli standard recenti del gruppo, e quindi maggiormente piena e impattante. Dopo un’apertura molto rude, arriva invece la più “orecchiabile” “Disembodied Steps”, giocata su riff più “rotondi” e un lavoro di doppia cassa che sicuramente porterà al più sfrenato headbanging in sede live. Si prosegue quindi così, alternando i riflessi ipnotici di partiture a volte vicine al death-doom al carattere più dinamico di brani come “Plague of Nations”, oppure alle atmosfere sinistre di un pezzo quale la lunga title track. Spiragli di luce non sembrano irrompere neanche nei momenti più snelli (“Encountering The Divine”, “Perimortem”), in cui permangono le zone d’ombra che avvolgono l’intero lavoro nonostante un approccio piuttosto scattante e “rock’n’roll”. Curato a livello formale e intenso nel songwriting, “Endless Procession Of Souls” probabilmente non farà guadagnare ai Grave parecchi nuovi fan, ma senz’altro non deluderà la loro comunque nutrita schiera di seguaci. Chi ha sempre divorato le loro opere non potrà fare a meno di unirsi alla processione.