8.0
- Band: GRAVESEND
- Durata: 00:27:15
- Disponibile dal: 19/02/2020
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
- Distributore: Audioglobe
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Con alle spalle un solo EP di quattordici minuti uscito pochi mesi fa, possiamo considerare “Methods Of Human Disposal” come il vero debutto dei Gravesend sul mercato discografico, ennesimo colpaccio messo a punto non a caso da 20 Buck Spin, una label ormai infallibile nella scoperta di bombe a mano musicali di ottima fattura. Pur essendo di casa a New York, regno del tentacolare e contorto Colin Marston e del suo avant-metal tecnico e destrutturato, questi tre ragazzi decidono di puntare su un’urgenza più istintiva, bestiale, che deve molto del suo ardore ad un famelico grindcore d’assalto che non lascia mai impietosirsi da concessioni melodiche di alcun tipo. Il più delle volte, invece, lo stile caustico del riffing e l’impatto scorticante della sezione vocale sfociano pericolosamente verso un tagliente sentore black metal che corrobora ulteriormente la corazzata americana e spinge il livello delle loro composizioni verso i migliori risultati. Sia nelle intenzioni quindi che nei fatti poi, una fusione così violenta e trascinante tra questi due mondi musicali non può che riportare subito alla mente le gesta dei Revenge, nome primario nel voler individuare una possibile area di appartenenza concettuale ed artistica dei Gravesend e citatissimi in molti degli scambi più forti presenti in “Methods Of Human Disposal”, interpretando però il proprio materiale musicale con un grado di desolazione e miseria del tutto originali. Forte di un’ispirazione vivida e ancora intatta, il terzetto riesce a muoversi tra differenti territori senza alcun segno di cedimento e facendo tesoro dei sui punti di forza, calando le carte migliori al momento giusto. La durata fulminea della maggior parte delle canzoni, unita alle capacità strumentali efficaci e dirette dei musicisti, mantiene le strutture compositive sempre snelle e non troppo elaborate, permettendo di concentrarsi primariamente sull’impressione generale suscitata dal suono ammorbante di questo disco senza troppe pretese tecniche. I Gravesend sanno come colpire a fondo e lo fanno principalmente attraverso l’utilizzo di tempi marziali e privi di compromessi, tanto nelle fugaci scappate in blast-beat che esplodono qua e là quanto nei necrotici rallentamenti che infestano tutto il disco e concludono un percorso fatto di energia e passione in primis, ma anche di capacità ed inventiva dall’altra. “Methods Of Human Disposal” ha un messaggio di devastazione che sa chi raggiungere con precisione, pur senza lasciarsi inquadrare secondo una lente univoca e circostanziale: il valore distruttivo di questo platter è in effetti ben più ampio, e merita il giusto riconoscimento da chiunque possa considerarsi interessato a forme musicali poco imbellettate ma dalla sostanza energica e profonda.