7.0
- Band: GRAVEWORM
- Durata: 00:54:58
- Disponibile dal: 19/06/2015
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo quasi vent’anni di attività i Graveworm, con il nuovo “Ascending Hate”, vengono meno ad un primato ormai storico per loro: per la prima volta infatti, non intercorrono i soliti due anni tra pubblicazione e pubblicazione della band, ma ben quattro, doppiando di fatto il tempo normalmente dedicato alla stesura ed alla registrazione di ogni album. Un dettaglio non trascurabile questo, che sottolinea ulteriormente l’estrema cura posta dai ragazzi nella formazione delle ultime canzoni, sorta di compendio esaustivo sul percorso artistico intrapreso con successo dal combo italiano, vessillo del metal italico in territorio internazionale. A ben vedere, i brani di “Ascending Hate” rimarcano con chiarezza gli elementi che hanno permesso ai Graveworm di togliersi diverse soddisfazioni all’estero, in primis la collaborazione con le tedesche Massacre e Nuclear Blast Records ed il conseguente successo in terra di Germania, riuscendo ad irretire in trame rigide e rigorose i cangianti umori della musica in questione. Curiosamente, la scelta della tracklist opta per una suddivisione piuttosto lineare tra brani aggressivi e momenti più lenti e solenni, inframezzando il tutto con evidenti richiami al gothic, primo vero amore sin dai tempi di “When Daylight’s Gone”, alle melodie taglienti di un certo black metal nordeuropeo e ad alcune asperità prettamente vocali di chiaro stampo death metal. Una fusione ben solida come detto, frutto di una profonda conoscenza della materia musicale in questione, alla quale i Nostri hanno fornito un apporto non certo secondario nel corso degli anni e a cui continuano a fornire interessanti spunti compositivi. “The Death Heritage”, “Blood, Torture And Death” e “Liars To The Lions” mostrano tutta l’agilità con cui il gruppo affronta ancora momenti più concitati e serrati, mentre “Buried Alive” e la maestosa “Nocturnal Hymns II (The Death Anthem)” danno maggiore spazio agli arrangiamenti più complessi ma ben memorizzabili che caratterizzano molti passaggi dell’album in generale. Tutto scorre perfettamente quindi, latitando però di un senso di innovazione e sperimentazione che alla lunga rischia di fiaccare un ascolto certo compatto, ma privo di punti di fuga dalle solite formule ormai caratteristiche per i Graveworm. Tentare di inserire con successo elementi inusitati rispetto al loro stile, questo ci aspetteremmo adesso dalla band, che, se con “Ascending Hate” può dire di aver rappresentato nella maniera più ampia ed attualizzata il proprio passato, dovrà inevitabilmente iniziare a guardare verso il proprio futuro per evitare una nociva chiusura su se stessa per niente auspicabile.