6.5
- Band: GRAVEWORM
- Durata: 00:52:41
- Disponibile dal: 21/10/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Sebbene siano attivi ormai da quasi vent’anni, con ben otto album ufficiali nel carniere (compreso il qui presente “Fragments Of Death”), i Graveworm rimangono ancora un gruppo il cui nome non è riuscito a circolare come dovrebbe e come avrebbe meritato. Il black metal sinfonico degli altoatesini si è piano piano affinato con gli anni, perdendo qualcosa in potenza ma guadagnando infinitamente in ricchezza di arrangiamenti ed in classe esecutiva. Arriviamo a dire che già dai lavori immediatamente precedenti a “Fragments Of Death” la componente squisitamente black è andata scemando – non scomparendo! – per fare posto ad un extreme metal sinfonico e darkeggiante, peraltro sempre di discreta fattura. Quest’ultima fatica insomma riparte da dove si era fermato “Diabolical Figures” e si dipana per una cinquantina di minuti lungo coordinate sonore già conosciute ed apprezzate. C’è da segnalare una maggiore presenza della componente gothic (dark) death ed una maggiore concretezza che fa sì che i ragazzi non esagerino mai con le sbrodolate sinfoniche e pseudo epiche. I dodici brani presenti nell’album sono di qualità altalenante e passano dall’eccellenza di “The World Will Die In Flames”, con le sue rasoiate black, le tastiere simil Dimmu Borgir ma anche uno splendido afflato prog ad ammantare il tutto, alle poco riuscite “Only Death In Our Wake” e “Old Forgotten Song”, due brani piuttosto carenti di personalità e con delle linee melodiche assolutamente da rivedere. Il versante più crepuscolare e dark dei ragazzi viene prepotentemente a galla nella splendida “Absence Of Faith” e nella meno azzeccata “Anxiety”, costruita utilizzando il modello di contapposizione vocale portato in auge dai primi Theatre Of Tragedy. I Graveworm utilizzano anche soluzioni più groovy e moderne, come avviene nella spigolosa “Living Nightmare” ed in parte in “Remembrance”, ma la loro dimensione rimane quella del death black sinfonico, magari con qualche divagazione melodica “svedese”, come accade nella conclusiva “Where Angels Do Not Fly”. Venendo alle prove dei singoli, dobbiamo assolutamente segnalare le performance di Stefan Fiori dietro al microfono e di Sabine Mair alle tastiere: entrambi hanno acquisito talento e personalità nel corso degli anni e sono ora giunti alla piena maturazione artistica. Tutta la band comunque pare muoversi piuttosto bene tra partiture che non sono mai particolarmente complesse ma non per questo perdono di fascino. “Fragments Of Death” quindi è un classico lavoro targato Graveworm, denso di suggestioni ma anche foriero di diversi passaggi non esaltanti che inficiano il risultato finale. Im molti potrebbero trovare nei ragazzi una valida alternativa a Dimmu Borgir e Cradle Of Filth, sebbene i nostri siano molto più concreti e meno inclini a svolazzi strumentali; speriamo che, con il ritorno alla casa madre Nuclear Blast dopo un paio di episodi usciti per la Massacre, la band riesca finalmente ad acquisire una piena e meritata popolarità anche qui in Italia.