6.5
- Band: GRAVEWORM
- Durata: 00:38:56
- Disponibile dal: 10/01/2005
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Prosegue l’evoluzione dei Graveworm, che ad un anno e mezzo di distanza dal fortunato “Engraved In Black” tornano in pista con un disco ancora più violento e conciso. ‘Meno tastiere e più chitarre’, questa pare essere la parola d’ordine del gruppo altoatesino, il quale, pur non rinunciando del tutto alle sue ormai tipiche orchestrazioni e alle fughe melodic black, ci offre in questo nuovo “(N)utopia” una manciata di song decisamente arrabbiate e pesanti, nelle quali spesso vengono prepotentemente messe in risalto le vecchie radici death e thrash metal. Si è quindi abbastanza lontani dal melodico e pomposo dark black metal degli esordi: le composizioni hanno sì un feeling blacky ma sono più brevi ed asciutte ed arrivano a chiamare in causa, a seconda dei casi, influenze inedite come certi Crematory e Hypocrisy. Anche la produzione è più calda e potente del solito e conferisce al tutto un grande impatto… non c’è che dire, Andy Classen ha fatto ancora un ottimo lavoro! Bisogna dire però che il disco, nonostante non faccia registrare cali di tensione troppo evidenti e sia perfetto sotto molti punti di vista, stenta un po’ a decollare. I brani non sono brutti, sono ben arrangiati e, come dicevamo, molto ben prodotti… però manca loro qualcosa! Sarà perché le nuove influenze della band non sono state sempre amalgamate al meglio al vecchio sound o perché, in generale, le melodie non sono vincenti come al solito… comunque durante l’ascolto di “(N)utopia” ogni tanto vi ritroverete tristemente a dare un’occhiata all’orologio, una cosa questa che non dovrebbe mai succedere! Non si tratta affatto di una prova scadente però sembra proprio che ai Graveworm questa volta sia mancata un po’ di ispirazione, una mancanza che purtroppo non ha permesso loro di esprimersi sui livelli abituali. Comunque fa piacere constatare che questi ragazzi abbiano voglia di progredire e chi scrive non ci pensa due volte a considerare questo loro nuovo lavoro un classico disco di transizione. Ne riparleremo fra qualche tempo…