
7.5
- Band: GREAT AMERICAN GHOST
- Durata: 00:42:54
- Disponibile dal: 31/01/2025
- Etichetta:
- Sharptone Records
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Originari di Boston, Massachussets, i Great American Ghost sono stati svezzati e sono cresciuti con la grande tradizione hardcore e metalcore di fine anni ’90, quella che nel New England ha trovato una culla particolarmente fertile e prolifica. Nei primi album si sono fatti notare con un hardcore metallizzato molto spietato ed efferato, facendo il famoso salto di qualità con “Power Through Terror” (2020), un disco che confina spesso col death metal e col thrash che matura una formula artistica consumata dalla rabbia.
Sbloccato l’accesso a tour internazionali a supporto di artisti di rilievo della scena, con l’EP “Torture World” la band ha iniziato ad incorporare elementi melodici nelle voci, elemento che diventerà strutturale nel quarto disco in studio.
Edito dalla sempre più potente ed influente Sharp Tone Records (casa di Better Lovers, Comeback Kid, Currents, Emmure, Loathe e tanti altri) questo “Tragedy Of The Commons”, pur espandendo il suono del gruppo, non smette di essere assolutamente spietato, violento e rabbioso: l’asso nella manica è come sempre la produzione siderale di Will Putney, che ha preso a cuore il quartetto e continua a tenerlo sotto la sua ala protettrice garantendo quella produzione potentissima, dettagliata e maniacale che ha aiutato a salire al vertice Knocked Loose, Vein.fm, Counterparts, i suoi Fit For An Autopsy e molti altri.
“Kerosene” mostra un incedere cadenzato e industrial, “Lost In The Outline” dei tratti comuni col nu metal più amaro e viscerale negli arpeggi, nel riffing e nel ritornello, “Forsaken” riesce a unire in maniera convincente l’attacco deathcore con una melodia melliflua. I momenti ferali sono sempre urgenti ed incontenibili, come dimostra l’impressionante “Chapel Paralysis”, ma “Ghost In The Flesh” ed “Echoes Of War” evidenziano anche come la band abbia saputo introdurre momenti più soft senza perdere l’impatto caratteristico e strutturale del brand.
La voce di Ethan Harrison, che risplende nel mix in maniera mai così nitida, non si tira indietro nel farsi carico di messaggi politici riguardanti lo sfruttamento dei meno fortunati, dando uno scopo reale e tangibile alla rabbia espressa. “Tragedy of the Commons” non sarà dirompente e contemporaneo come “You Won’t Go Before You’re Supposed To” dei Knocked Loose e non avrà la stessa intensità emotiva di “A Eulogy For Those Still Here” dei Counterparts, ma resta un disco vigoroso, intenso e ben concepito, probabilmente il migliore mai prodotto dai Great American Ghost, una band pronta a salire ulteriormente di livello.