7.0
- Band: GREEN CARNATION
- Durata: 00:54:58
- Disponibile dal: /02/2005
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
Quasi in contemporanea con la pubblicazione del nuovo ottimo album dei suoi Blood Red Throne, il buon Tchort si rifà vivo sul mercato anche con i Green Carnation, progetto giunto già all’invidiabile traguardo del quarto disco in studio. “The Quiet Offspring” segue sostanzialmente le coordinate del precedente “A Blessing In Disguise”, ribadendo il profondo legame che negli ultimi tempi sembra unire il chitarrista norvegese e i suoi compagni d’avventura a certo progressive rock e all’hard rock degli anni Settanta, e propone dunque per lo più brani dalla struttura semplice e diretta ma veramente ben suonati, arrangiati ed interpretati. Chi si aspettava un ritorno alle sonorità doom e psichedeliche dell’ormai celebre “Light Of Day, Day Of Darkness” rimarrà perciò deluso, ma è giusto comunque sottolineare che, oltre al fatto che la qualità della tracklist è davvero elevata, i Green Carnation, in composizioni quali “Childs Play – Part I”, “Pile Of Doubt” e “When I Was You”, hanno per lo meno riacquistato un po’ di quelle atmosfere tetre e malinconiche che tanto avevano fatto la fortuna di quel sopra citato platter. Sia ben chiaro, non si può parlare di “The Quiet Offspring” come di un album che mescola vecchio e nuovo sound della band – di spunti doom e gothic nelle canzoni ce ne sono infatti proprio pochi – ma in ogni caso è innegabile che quello in questione sia un lavoro lievemente più triste ed intimista del precedente. Lavoro che però rimane a tutti gli effetti destinato più a fan di Uriah Heep e Deep Purple che ad uno stuolo di adoratori di My Dying Bride e Anathema. Comunque, al di là di tutto, anche nel 2005 i Green Carnation si riconfermano una formazione solida ed ispirata, un act più che mai preparato che sa scrivere ottime canzoni e che con questo “The Quiet Offspring” sarà ancora una volta in grado di non deludere affatto vecchi e nuovi adepti delle sonorità seventies. E’ però un gran peccato che questi musicisti non abbiano più voglia di sperimentare e di creare qualcosa di innovativo come qualche anno fa…