GREEN LUNG – Black Harvest

Pubblicato il 26/10/2021 da
voto
8.0
  • Band: GREEN LUNG
  • Durata: 00:43:10
  • Disponibile dal: 22/10/2021
  • Etichetta:
  • Svart Records
  • Distributore: Audioglobe

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C’è ancora bisogno di hard rock sabbathiano. Ce n’è un gran bisogno. Non quello accanitamente devoto al verbo di Tony Iommi, scimmiottante riff e atmosfere con nera piaggeria. No, serve quello che, pur ostentando sfacciatamente le sue influenze, ci sbatta in faccia canzoni pirotecniche, confortevolmente trascinanti, baluginanti di bizzose note d’organo, chitarre heavy e incalzanti, un certo non so che di magia e divertimento occulto a permeare ogni istante. I Green Lung possono essere una delle migliori risposte possibili a tale richiesta: inglesi, in giro dal 2017, all’attivo prima di “Black Harvest” un demo, un EP e un primo full-length, il pachidermico e lisergico “Woodland Rites”. Tale prima opera promulgava un pensiero doom tipicamente inglese, al centro di un ipotetico triangolo rappresentato, appunto, dai Black Sabbath più ossianici, passando per Electric Wizard e Cathedral: molto rock’n’roll, tanta soffocante pesantezza fuzzona, richiami a sostanze psicotrope d’intrattenimento e una certa curata indolenza stonerofila abbellivano un esordio su lunga distanza efficace, soprattutto pieno di belle canzoni e dalla varietà di fondo non propriamente attesa su questi lidi.
Due anni più tardi, la formula si perfeziona e regala un album ancora più brillante e coinvolgente, pieno di tracce killer e un’istintività rock’n’roll smaccata. Viene a indebolirsi il raffronto diretto con le peripezie degli autori di “Dopethrone”, a favore di un’esaltazione del verbo di Lee Dorian negli iconici “The Ethereal Mirror” e “The Carnival Bizarre”, coi Black Sabbath onnipresenti e bellamente in primo piano grazie alla voce nasale di Tom Templar. Sono panorami tanto oscuri quanto fiabeschi quelli dei Green Lung, che dismettono gli abiti stregoneschi, o meglio, li ammantano di poesia e divertimento, regalandoci una tracklist rombante. Il dialogo stretto, continuo e produttivo tra chitarre e organo, prima non così sopra le righe, fa da leva ad episodi equamente suddivisi tra esaltazioni di potenza hard rock, feeling, richiami folk orrorifici e tentazioni space. Un rosario di soluzioni che, per lo spessore e il dedalo di sfumature del suono, può facilmente ricordare un’altra baldanzosa realtà dei giorni nostri quali i barbuti e carichissimi Kadavar, trio berlinese al quale i Green Lung si accostano anche per la qualità costantemente elevata del songwriting, un fluire ininterrotto di riff contagiosi e una capacità innata di andare dritti al punto, ammaliando fin dalle prime note.
L’organo zompetta un po’ maligno, un po’ furbetto, alleggerendo la portata dei riff e lanciando la band, velatamente, verso la psichedelia, senza che queste tentazioni annacquino l’impatto chitarristico, il quale rimane squassante pur nel piglio ben poco serioso che vanno a prendere le varie “Old Gods”, “Leaders Of The Blind”, “Reaper’s Scythe”, ingentilite da seconde voci pacate e quasi rasserenanti. Il gruppo è decisamente a suo agio anche nel flirtare con sonorità acustiche: ne sono prova “Graveyard Sun” e “Born To A Dying World”, svelanti una certa vena romantica e una sensibilità melodica piuttosto sviluppata. Anche questa, molto sabbathiana e molto settantiana, un vero ‘ritorno alle origini’ del rock che quando porta a tali risultati, non può che trovare il nostro plauso. L’afflato lugubre non è opprimente, quello dei Green Lung è il doom del divertimento, melodicamente curato e deflagrante; quando le dilatazioni psichedeliche si bilanciano ad impeto metallico da NWOBHM, ecco altre prelibatezze, con “Upon The Altar” e “Doomsayer” a far ballar le streghe. Se si cercano innovazioni ed esperimenti, meglio rivolgersi altrove, ciò dovrebbe esser chiaro: d’altronde, i Green Lung non sono affatto interessati al tema, mentre se cercate una riverniciatura come si deve dei dogmi doom e hard rock, fatevi avanti.

TRACKLIST

  1. The Harrowing
  2. Old Gods
  3. Leaders of the Blind
  4. Reaper’s Scythe
  5. Graveyard Sun
  6. Black Harvest
  7. Upon the Altar
  8. You Bear the Mark
  9. Doomsayer
  10. Born to a Dying World
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