GREG PUCIATO – Child Soldier: Creator Of God

Pubblicato il 12/11/2020 da
voto
7.5
  • Band: GREG PUCIATO
  • Durata: 01:04:55
  • Disponibile dal: 01/10/2020
  • Etichetta:
  • Federal Prisoner

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Avevamo ben chiaro che Greg Puciato non fosse un ‘semplice’ urlatore, un cantante hardcore qualunque. Lo sapevamo bene perché con lui i The Dillinger Escape Plan erano diventati l’anello di congiunzione fra il math-core e i deliri crossover-totali/pop di scuola pattoniana; lo sapevamo, a maggior ragione, per quanto già messo in mostra fuori dalla band che l’ha reso celebre. Le velleità intimiste, introspettive, di ricerca sonora, erano venute maggiormente a galla nell’interessante esordio dei The Black Queen, laddove si andava esplorare tutta una serie di lievi, stratificate, atmosfere post-punk/elettroniche, filtrate da una sensibilità per i toni liquidi e oscuri abbastanza peculiare. Ed è da lì, da quell’avviluppante e per nulla lineare né lampante fluire di melodie impalpabili, che Greg Puciato è ripartito per il suo esordio solista, “Child Soldier: Creator Of God”, nel quale confluisce una vasta gamma di sensazioni, idee, esperimenti, così innumerevoli da far sì che, in fondo, il principale difetto dell’opera sia una sua incoerenza interna e un filo conduttore arduo da identificare. Pare più una raccolta, un guardarsi indietro per capire e riassumere un intero percorso di vita, non uno spaccato di un singolo periodo, nel quale sarebbe lecito attendersi una certa unitarietà di intenti. Ma a parte quest’idea, che rimane viva anche quando si è compreso il valore del materiale proposto, il disco offre un Puciato brillante nel suo eclettismo, sia per come sfrutta il suo ampio e camaleontico range vocale, sia per come plasma il suono e lo interpreta in prima persona, lasciando a musicisti esterni – Chris Hornbrook (Poison The Well), Chris Pennie (ex The Dillinger Escape Plan), Ben Koller (Converge, Killer Be Killed) – soltanto il compito di dare verve alle parti di batteria.
Se qualcuno si aspettava un parziale ritorno alle origini, sperasse in qualche sciabolata di complicatissimo hardcore pirotecnico, poliritmico, melodioso e iridescente, potrebbe restare deluso; nonostante qualche brano dotato di chitarre pesanti e atmosfere minacciose appaia, anche se non va esattamente nella direzione che ci si attenderebbe. Tipo “Fire For Water”, all’inizio sospesa in un limbo di urla immerse in un lago di elettronica e noise, poi spezzata da una serie di battute riecheggianti il passato hardcore di Puciato, infine stravolta in un un’industrail/soundtrack dove l’unico collante con quanto udito prima sono le graffianti vocals. Oppure “Do You Need To Remind You?”, una sorniona bestia darkwave dal basso incombente che si strappa in bridge velenosi e si apre a relativa lucentezza nei refrain; ripiombando appena dopo in una penombra seducente, maneggiata con maestria e gusto per la tensione, per quegli attimi infiniti che non si sa bene a cosa potranno condurre. E ancora, “Roach Hiss”, caotica, disordinata, vagamente apocalittica, ma anche tremendamente dark, angosciante, con quella batteria tumefatta che nella seconda parte batte sempre lo stesso pattern, mentre una nenia si dibatte per concupirci e offuscare la nostra lucidità.
Quando ci si mette con l’industrial/noise, il buon Greg ci va giù destabilizzante, colpendo nel segno con brani ridotti all’osso negli arrangiamenti, dalle sottili melodie portanti – serpeggiano in sottofondo, sibilline e beffarde – con un basso gorgogliante, magnetiche vocals, fra lo stropicciato e l’accattivante, e tremendi colpi di batteria a completare il quadro (“Deep Set”). Messe in secondo piano l’elettricità frustante e la distorsione metallica, rientriamo invece in territori ‘alla The Black Queen’, seppure disponendo di un range di soluzioni più ampio. Qui ci si immerge in una dimensione rilassata, quasi beata, come nel synthpop levigatissimo di “Temporary Object”, negli accordi acustici, sorretti da brezza elettronica, di “You Know I Do”, all’interno dell’etereo divenire della dolce “Through The Walls”, quando Puciato dimostra che potrebbe scrivere un album di ninnenanne per bimbi, e gli riuscirebbe pure bene! Si potrebbe anche abbandonarsi a sentimenti più appassiti, perché a volte pulsa una tristezza sussurrata, algida e futurista, quella di “Fireflies”, per dire.
Proprio sul finale, nel trittico di chiusura, ci sono alcuni degli esperimenti più interessanti e le espressioni più fulgide della creatività dell’ex The Dillinger Escape Plan. L’andirivieni tra electropop e darkwave di “Evacuation”, groovy e quasi ballabile, detiene un patrimonio di voci cristalline, cori sfumati e mantra al limite del tribale di toccante impatto emotivo; “Heartfree” declama una drammaticità cantautorale matura ed elabora la tristezza in un intreccio di chitarre soliste raro all’interno di “Child Soldier: Creator Of God”, eppure di forte risonanza, prima di polverizzarsi in un finale rarefatto e intangibile. Al capitolo quindici, ultimo del lungo viaggio tra le diverse anime artistiche di Puciato, il romantico abbandono di “September City”, nettamente divisa in due; una prima metà incantevole descritta da note appena percettibili di pianoforte, il respiro vocale misurato e parche percussioni; la seconda squillante, con chitarre shoegaze e un ritmo coinvolgente e vitale a prendere per mano. C’è da faticare per entrare in piena connessione con le intenzioni di Puciato, ha messo dentro tutto se stesso in quest’album solista, e questo ne penalizza parzialmente la scorrevolezza. Ma vale la pena superare questo scoglio, per apprezzare un artista poliedrico e capace di dare moltissimo alla musica contemporanea.

 

TRACKLIST

  1. Heaven of Stone
  2. Creator of God
  3. Fire For Water
  4. Deep Set
  5. Temporary Object
  6. Fireflies
  7. Do You Need Me To Remind You?
  8. Roach Hiss
  9. Down When I'm Not
  10. You Know I Do
  11. Through The Walls
  12. A Pair of Questions
  13. Evacuation
  14. Heartfree
  15. September City
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