6.5
- Band: GRIND ZERO
- Durata: 00:40:53
- Disponibile dal: 25/05/2018
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
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Tornano sulle scene i deathster lombardi Grind Zero, dopo un debutto che nel 2014 non ci aveva esattamente fatto gridare al miracolo. In questi quattro anni i Nostri hanno avuto un piccolo cambio di line-up con la separazione dal loro batterista dei tempi e l’ingaggio dell’ottimo Emanuele Prandoni (che probabilmente non ha partecipato alla stesura dei brani ma che tecnicamente fa la sua parte egregiamente). “Concealed In The Shadow”, rispetto al suo predecessore, è un netto passo avanti sotto diversi punti di vista: il primo ed evidente sin dai primissimi secondi è il loro suono, oggi decisamente più professionale, ricco e potente. Non a caso il master è ad opera di Dan Swanö, vero e proprio guru delle produzioni death metal attuali che è riuscito a trovare un suono efficace e adatto all’impeto dei Grind Zero. L’impatto è quindi molto forte e, sin dai primissimi ascolti, il disco sprigiona delle buone vibrazioni di potenza e adrenalina, con questo death metal col suono swedish e queste chitarre a motosega, che però non è totalmente old-school dato che strizza l’occhio anche a qualcosa di più contemporaneo (si legga nomi tipo Black Breath, Trap Them e simili). Con il proseguo degli ascolti l’entusiasmo delle primissime fruizioni va via via scemando, se non altro per una certa ripetitività di fondo, quindi dal punto di vista del songwriting i Nostri hanno ancora un po’ di margine di miglioramento. Se dovessimo dare un consiglio soltanto, probabilmente sarebbe quello di accorciare il minutaggio dei brani. Un difetto, questo, per la verità abbastanza comune nel genere quindi poco male tutto sommato, dato che l’obiettivo pare essere principalmente quello di martellare i timpani dell’ascoltatore senza particolari velleità. Il miglioramento comunque rispetto al disco di debutto ci è parso evidente, ne sono la prova brani come “Corrosion” o “Sodomizing The Sun” che riescono a trasmettere all’ascoltatore tutta l’enfasi e l’entusiasmo di questi ragazzi, oppure “Lost Shrine” che riesce a mettere in risalto anche una inaspettata vena melodica. AVanti così.