7.5
- Band: GROZA
- Durata: 00:43:45
- Disponibile dal: 20/09/2024
- Etichetta:
- AOP Records
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Groza è un termine slavo che significa ‘terrore’ o ‘tempesta’, ma per chi segue un genere come il black metal la mente va inevitabilmente al primo album dei Mgła. Nati come progetto del solo P.G., i bavaresi Groza si sono col tempo evoluti in una vera e propria band dalla formazione stabile, donando alla loro musica uno spettro musicale un po’ più vario rispetto al debutto “Unified In Void” pur rimanendo fedelissimi al loro suono.
Quello in cui si muovono è un black metal moderno, intenso ma melodico, figlio di band come appunto Mgła (sebbene i polacchi rimangano su di altro un livello), Der Weg Einer Freiheit e soprattutto Harakiri For The Sky, dei quali lo stesso P.G. è membro fisso in sede live: un metal denso e dinamico, che non disdegna momenti di quiete quasi post-rock e pesantezze post-metal, ma capace di fare male quando serve.
Il nuovo “Nadir” è di fatto una prosecuzione del precedente “The Redemptive End” e, senza passare attraverso rivoluzioni di sorta, risulta organico e decisamente godibile, dimostrando una scrittura fluida che raramente incappa in sbadigli o parti fine a se stesse.
Cinque brani della durata media superiore agli otto minuti e dalla spiccata forza narrativa, caratterizzate da armonie di chitarra mai esageratamente complesse e ben orchestrate, sorrette da ritmiche serrate e da un buon lavoro in fase di arrangiamento, in grado di evidenziare le parti più intense grazie a sezioni più atmosferiche.
Quasi tutte le canzoni sono costruite su di un tema principale che si ripete donando coesione al tutto, attorno al quale si alternano transizioni atte a spezzare il ritmo: anche nei momenti più tirati come “Asbest” non si perde mai il filo del discorso, nonostante un minutaggio che si assesta abbondantemente sopra la media, raggiungendo i dieci minuti nella conclusiva “Daffodils”, di fatto una collaborazione con gli Harakiri For The Sky; il risultato è un lungo viaggio tra languidi passaggi di chitarre pulite, assalti velocissimi dettati da riff drammatici e un mood che vive di una tensione continua.
Più particolare invece “Equal. Silent. Cold.” a ricordarci da vicini, con i suoi riff leggermente più complessi, proprio i Mgła, mentre “Deluge” mostra un piglio quasi hardcore nel suo essere diretta, permettendosi addirittura di sfiorare territori screamo quando si prende una pausa dalla violenza black verso metà canzone.
A livello puramente oggettivo è difficile trovare grossi difetti a questo “Nadir”, un disco con tutte le carte in regola per piacere a tutti coloro che masticano certi suoni e cercano un qualcosa di intenso senza perdere di vista la melodia, ma che ha nel suo essere parecchio derivativo il suo limite maggiore.
Certo, ad oggi non sono molte le band che possono vantare un suono personale e riconoscibile, motivo per cui i quarantatré minuti di questo album rimangono comunque assolutamente consigliati.
Se invece cercate qualcosa di più originale ed impegnativo tra le uscite di questo periodo togliete mezzo punto al giudizio finale e guardate verso qualcosa come, ad esempio, il nuovo Trelldom.