7.5
- Band: GRUESOME (USA)
- Durata: 00:35:37
- Disponibile dal: 20/04/2015
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Sarebbe fuori luogo affrontare concetti come “personalità” e “stile proprio” parlando del debut album dei Gruesome, il progetto fondato da Matt Harvey (Exhumed) e Gus Rios (ex Malevolent Creation) all’indomani della loro esperienza nel Death DTA tour. I Nostri hanno dato vita a questa band essenzialmente per rendere omaggio a Chuck Schuldiner e, in particolare, ad album come “Leprosy” e “Spiritual Healing”, mettendo da parte sin dal principio ogni altro tipo di ambizione. Siamo dunque davanti ad una realtà che, a conti fatti, è una tribute band che propone canzoni proprie costruite attorno a riff e spunti presi di peso da classici come “Defensive Personalities”, “Leprosy”, “Living Monstrosity” o “Altering the Future”. Persino i titoli giocano con rimandi alle suddette hit – vedi “Closed Casket”! – mentre l’artwork non poteva che portare la firma di Ed Repka. Ci troviamo insomma tra le mani quello che è solo ed esclusivamente il frutto dell’amore incondizionato per il pensiero di uno dei padri del death metal: un disco senza pretese, privo di qualsiasi velleità sperimentale, volto esclusivamente ad onorare alcuni classici immortali di questo genere. L’aspetto di “Savage Land” che più apprezziamo è sostanzialmente la sua onestà: i Gruesome non hanno mai fatto mistero delle loro intenzioni, si tratta di un tributo genuino e sfidiamo chiunque a mettere in discussione il loro essere fan e la conseguente fedeltà alla “causa”. Certo, i cosiddetti integralisti non potranno che trovare l’intera operazione ampiamente superflua, ma “Savage Land” non è comunque un’opera indirizzata a loro; queste otto composizioni sono piuttosto destinate a tutti i fan dei Death che tendono a non prendere sempre tutto sul serio e che sono stuzzicati dall’idea di un ipotetico album uscito tra “Leprosy” e “Spiritual Healing”. Del resto, Harvey e compagni hanno fatto un gran lavoro nel rivisitare lo stile di Schuldiner, ricreando quasi alla perfezione l’impostazione chitarristica e vocale del periodo 1988-1990 e mettendo in piedi dei brani che – riff presi in prestito a parte – godono di strutture immediate e davvero coinvolgenti. Difficile restare impassibili di fronte a questo mix di entusiasmo, attitudine da fan-boy e indiscussa esperienza nel songwriting.