7.0
- Band: GRUESOME (USA)
- Durata: 00:42:35
- Disponibile dal: 01/06/2018
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Prendete una buona dose di “Spiritual Healing” e un ulteriore pizzico di “Leprosy”; miscelate il tutto quanto basta con il mestiere di Matt Harvey, un musicista ormai molto prossimo allo stacanovismo. Ecco la ricetta dei Gruesome per “Twisted Prayers”, il loro secondo full-length. Un album che, come il suo predecessore, può essere visto come un viaggio lungo la pimpante prima parte di carriera del sempre compianto Chuck Schuldiner. Registrato sotto la supervisione del sempre più esperto Jarrett Pritchard (Brutality, Exhumed, Wolvhammer), “Twisted Prayers” è un omaggio molto sentito e personale ai riff taglienti e alle atmosfere caustiche del secondo e del terzo album dei Death, oltre che, potenzialmente, una porta d’ingresso ad un mondo, quello death metal, con cui qualche giovane ascoltatore potrebbe non avere ancora grande familiarità. Le strutture e le armonie del nuovo lavoro sono evidentemente il sunto del gran numero di ascolti che il frontman degli Exhumed ha dato ai primi capitoli discografici dei Death. Si tratta pur sempre, almeno in parte, di una vera e propria operazione di tributo e, non a caso, risulta molto forte l’influenza delle prime opere di Chuck Schuldiner su tutti gli aspetti di questo lavoro, produzione e artwork compresi. Rispetto al debut album “Savage Land”, “Twisted Prayers” sacrifica un pochino l’impatto più diretto per far posto magistralmente ad un approccio più compatto e meditato, che arricchisce, senza ovviamente eccedere nel barocco, le ossature e le ritmiche dei brani. Proprio come su “Spiritual Healing”, passaggi incalzanti sono comunque presenti in gran numero, ma si fa largo anche un groove cattivo e martellante capace di fare da camera di risonanza allo screaming velenoso di Harvey. Un album dunque che a livello qualitativo non viaggia troppo distante dall’esordio e che orbita accanto alle dichiarate influenze senza cadere sin troppo nel banale e nel patetico. Le movenze sono astute e ben rodate… e pazienza se chi conosce i trascorsi dei musicisti della band – e dei Death, naturalmente – con tutta probabilità riuscirà sovente a indovinare dove andranno a parare quelle chitarre e quei crescendo. Insomma, i Gruesome per ovvi motivi sono rimasti fedeli alle loro ambizioni originarie e, a conti fatti, è questo che si vuole sentire da ogni loro lavoro.