6.5
- Band: GRYMHEART
- Durata: 00:44:50
- Disponibile dal: 22/09/2023
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Sulla carta il debutto degli ungheresi Grymheart potrà far drizzare le antenne a molte frange dei cultori di un certo genere metal: quello che unisce sonorità vichinghe e musica folk alla maniera degli Ensiferum, death melodico e tiratissimo come i compianti Children Of Bodom, il tutto amalgamato da fortissime componenti sinfoniche.
Dietro questa nuova formazione troviamo Gábor Kovács, il fondatore del gruppo magiaro power per eccellenza, quei Wisdom che nel nuovo millennio e per quasi vent’anni hanno lasciato segno di sé con buoni lavori di matrice teutonica (molti i rimandi ad Helloween e Gamma Ray) quali “Rise Of The Wise” e “Marching For Liberty”.
Il già citato Gábor – qui con il nome d’arte Gabriel Blacksmith, cura tutto l’album di debutto – dal titolo “Hellish Hunt”, creando undici tracce relative a mostri e streghe, storie di personaggi quali Solomon Kane e Van Helsing alle prese con mondi fantastici e atmosfere druidiche che prendono a piene mani dai bestiari medievali, trovandoci di fronte ad un racconto riguardante draghi e arpie.
Ecco quindi che, con un intro strumentale e con arpeggi di chitarra acustica dal titolo “The Twilight Is Coming” i Grymheart ci aprono le porte ad infernali sfuriate di assoli, divisi equamente tra Gábor/Gabriel e l’altro chitarrista Dargor Rivgahr, mentre l’artefice delle martellate di doppi pedali quasi continue è Sorin Nalaar, al quale si unisce alla parte ritmica il basso di V’arhel.
A parte dei momenti di respiro, dove l’appena citata batteria si porta su ritmi più cadenzati e meno annichilenti, come sono le canzoni “Army From The Graves” e “Fenrirs Sons” (Fenrir è un gigantesco lupo della mitologia norrena, nato dall’unione tra il dio Loki e la gigantessa Angrboða, giusto per approfondire i temi scelti dai Grymheart), la maggior parte sono pezzi di quattro minuti al massimo nei quali si condensa un gusto per l’epicità vichinga e per realtà demoniache, dove si possono riscontrare ritornelli come gighe irlandesi e danze magiare però in chiave power sinfonica, come si può sentire in “Facing The Kraken” e in “Harpies Of Devil”.
Questo primo lavoro “Hellish Hunt” dei Grymheart sulla carta è quindi spassoso, dalle facili melodie che fanno tenere il tempo muovendo la testa, ma se si ascolta tutto di seguito risulta ripetitivo e il cantato growl, che tanto ricorda la produzione dei Wintersun, non si coglie e rimane impastato in tanti altri suoni. Buone intenzioni senza però sfondare il muro dell’originalità.