10.0
- Band: GUNS N' ROSES
- Durata: 00:53:51
- Disponibile dal: 21/07/1987
- Etichetta:
- Geffen Records
- Distributore: Universal
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“Appetite For Destruction”, opera prima della band losangelina più famosa del mondo, ha avuto una gestazione particolare, che in qualche modo richiama la natura stessa di questa pietra miliare della storia del Rock. I Guns N’ Roses hanno passato i due anni precedenti su e giù dai palchi della Città degli Angeli e della West Coast, in un turbinio di esperienze, donne, sostanze e divertimento vario che ha portato i Nostri a raggiungere un sodalizio di spirito e intenti che ha scosso il mondo dalle fondamenta. Lo squadrone composto da Axl Rose, Slash, Duff McKagan, Steven Adler e Izzy Stradlin, dopo avere creato la band dalle costole degli L.A. Guns e degli Hollywood Rose, popolari act della scena locale, con un piccolo demo ed una manciata di cover nel proprio repertorio, “Live ?!*@ Like A Suicide”, chicca per collezionisti registrato come un finto live per scopi promozionali, s’imbarcò in un tour decisamente improvvisato della West Coast, da Sacramento fino a Seattle, città natale di McKagan, che ebbe un risultato incerto, con i Guns che si trovarono costretti ad abbandonare il proprio equipaggiamento a causa di un guasto irreparabile dei propri van, e che li vide tornare a Los Angeles in autostop con solo le proprie chitarre al seguito. Questo fu ribattezzato in seguito come Hell Tour, e contribuì a fare capire alla band losangelina quali erano le proprie reali potenzialità e fino a dove si sarebbero disposti a spingere per dare voce al loro spirito ribelle e raggiungere la tanto agognata ‘vetta’. “Appetite For Destruction” altro non è che il manifesto della ‘fame di fama’ di una band che ha creato un sound nuovo di zecca, unico e personale per i tempi, mescolando lo spirito glam della scena del Sunset Boulevard dell’epoca, mentre formazioni quali Motley Crue e Van Halen sfrecciavano sulla cresta dell’onda, insieme ad un metal roboante sporcato di punk, lercio ma irresistibile, che la porterà letteralmente sul tetto del mondo in una manciata di anni, rendendola di fatto la band più importante dell’epoca, sia a livello d’impatto che di eredità lasciata, nonostante la vita relativamente breve avuta. Il look da un lato manteneva gli stilemi cotonati del glam, dall’altro rompeva con quel mondo vezzoso e patinato, andando ad aggiungere bandane, chiodi e jeans.
Un risultato ottenibile grazie alle assolute eccellenze dei singoli, tra la personalità istrionica e capricciosa della primadonna Axl Rose che, anche se foriero di molteplici difetti, riusciva ad indossare la fascia – o meglio, la bandana- di capitano come nessun altro, oppure la chitarra solista di Slash, iconico ed inconfondibile, con lo stagliarsi di quella sua silhouette dalla pelle olivastra, una cascata di ricci neri incorniciata da un cilindro vistosamente fuori luogo e dalla sua fidata Les Paul che lui stesso ha contributo a fare diventare l’icona che è stata. Per pezzi quali “Welcome To The Jungle”, “Sweet Child O’ Mine” e “Paradise City” sono stati spesi fiumi e fiumi d’inchiostro ormai: con la prima saldamente al comando nella classifica degli anthem rock più gagliardi della storia, grazie ad una combinazione di energia, orecchiabilità e groove, mostrante la violenta reazione della band alla ‘giungla losangelina’ dove sono stati costretti a farsi le ossa, con la seconda, ballata piuttosto atipica che mostra il lato più soft della compagine californiana, dove ancora una volta l’estro di Slash contribuisce a modellare un pezzo immortale, anche per chi di metal e hard rock non dovesse masticarne troppo; mentre l’ultima é un vero e proprio inno alla terra promessa della California anni ’80 per milioni di teenager e non solo, che sognavano questo magico posto dove ‘l’erba è verde e le ragazze sono carine’, con quel suo crescendo irrefrenabile, coadiuvato dal sempre incalzante basso di McKagan, che va a esplodere in una cavalcata finale che possiamo considerare un emblema del Rock a stelle e strisce.
Ci sono davvero poche band nella storia del Rock che hanno modificato il corso degli eventi in maniera importante quanto i Guns ‘N Roses con questo “Appetite For Destruction”, che con le sue trenta milioni di copie, diciotto delle quali solo negli States, numeri che fanno girare la testa per una rock band, ha letteralmente polverizzato ogni record di vendita, rendendolo l’album di debutto di maggior successo nella storia di Billboard, ed ha continuato con una sfilza di live show enormi in giro per il globo dimostrandosi una forza della natura con la quale fare i conti. I GNR si sono trovati catapultati sul tetto del mondo in quegli anni e il cattivo carattere, misto ad un debole forse troppo accentuato nei confronti delle polverine bianche, ha garantito loro la reputazione di ‘band più pericolosa del mondo’, oltre ad averne decretato la propria fine prematura. La difficile personalità di Rose, con i continui conflitti con gli altri membri, ha portato il progetto GNR a stagnare immobile per svariati anni, con il cantante rimasto ormai pressoché l’unico membro della band effettivo. I Nostri, oggi, dopo innumerevoli progetti solisti a fortune alterne, hanno anche provato la carta della reunion, probabilmente spinti più da motivi economici che dalla nostalgia, ma noi siamo contenti di aver potuto godere di un pezzo di anni ’80 come questo, che continua ad invecchiare alla grande, come un buon vino.