4.0
- Band: GUNS N' ROSES
- Durata: 01:11:00
- Disponibile dal: 11/12/2008
- Distributore: Universal
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Raramente nella storia del rock un disco è stato posticipato, annunciato più volte, smentito, confermato ed atteso come “Chinese Democracy”. I Guns’n’Roses hanno lasciato al top, negli anni in cui erano di diritto la più grande hard rock band del mondo i dissidi interni e le non facili personalità conviventi in formazione hanno causato l’autodistruzione di questa macchina da soldi. Oggi, dopo ben quattordici anni di spasmodica attesa dei fan, Axl Rose pubblica finalmente, per intercedere divino, il tanto agognato comeback. Badate bene, si è detto Axl Rose, perché ciò che troverete nelle quattordici tracce di “Chinese Democracy” è frutto della creatività pazza e sconvolta del rossocrinito singer, ed utilizzare il nome della vecchia band dove i membri più importanti hanno fatto le valigie, pare fuori luogo. “Appetite For Destruction” ed i due fenomenali “Use your Illusion” sono solo un ricordo lontano, così come la componente stradaiola, sudicia e rabbiosa dei veri Guns, che suonavano ROCK a lettere maiuscole! In quattordici anni di assenza dalle scene, il music business ed i trend sono molto cambiati, Axl dal canto suo ha voluto recuperare tutto il tempo perso in un colpo solo. La prima definizione che viene in mente per dare un’etichetta a “Chinese Democracy” è quella di calderone. A partire dalla iniziale titletrack sono chiari gli intenti moderni della band, chitarre suoni compressi, ritmiche chiuse e serrate e linee melodiche tipiche dell’ondata più attuale del metal made in Usa. “Schackler’s Revenge” spiazza per la sua componente elettronica direttamente proporzionale all’aridità compositiva che pervade il brano. Alle sei corde sono stati chiamati fior di chitarristi, Robin Fynch, Paul Tobias, Buckethead… che sommati su questo disco non dimostrano un decimo della classe di Slash. L’attuale ascia dei Velvet Revolver faceva scintille con la sua Les Paul, trasmetteva sensazioni uniche, sapeva creare quella magia attorno alla sua musica che distingue un semplice musicista da una stella. L’anonima “Better” si lascia ascoltare con una vena di noia, fortunatamente “Street Of Dreams” ci risveglia dal torpore grazie a melodie più tradizionali ed a un refrain finalmente melodico. Dal grunge all’industrial, da influenze soul (“If The World”), passando per gli ultimi Queensryche , questo viaggio confusionario ci regala qualche raggio di luce con la riuscita “Catcher In The Rye”, dove finalmente anche l’altro sopravvissuto, Dizzy Reed, finalmente dice la sua. Un piano coinvolgente ci porta indietro con i ricordi, le linee vocali finalmente convincono ed Axl pare veramente ispirato. Sulla produzione nulla da eccepire, è moderna ed al passo con i tempi, in particolare modo se ci riferiamo a chitarre e batteria. “Chinese Democracy” è lo specchio della schizofrenia del suo padrone, quell’Axl rose che per capricci a noi ancora oscuri si è tenuto nascosto per quattordici lunghi anni. Purtroppo avrebbe fatto meglio a continuare a coltivare i suoi hobby piuttosto che proporci questa minestra ricca delle più svariate sonorità, ma povera di ciò che ogni album rock dovrebbe avere, l’anima. Manca la passione vera, il sudore e quella rabbiosa energia che ormai troppi anni fa riusciva ad incendiare i palchi di tutto il mondo. Sicuramente venderete milioni e milioni di copie, ma la prossima volta fateci un favore: lasciate riposare in pace il nome “Guns ‘n’Roses” , utilizzate un monicker che non macchi la storia di una delle stelle più lucenti della musica.