7.0
- Band: GWAR
- Durata: 00:51:03
- Disponibile dal: 17/09/2013
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Gruppi come i i Gwar hanno bisogno di nuove canzoni giusto per ammodernare la colonna sonora dei loro fantastici spettacoli dal vivo. Chi ha avuto modo di vederli su un palco a danzare mascherati, inscenare decapitazioni condite da zampilli di sangue, parodiare lo star system americano non escludendo i politici, sa benissimo di cosa parliamo. Per gli altri, basti dire che il gruppo è una sorta di compagnia teatrale che usa testi satirici – specie contro la loro patria, gli Stati Uniti – per inscenare delle recite con un sano e duro thrash metal come accompagnamento. Anche in questo nuovo “Battle Maximus”, edito a tre anni di distanza da “Bloody Pit Of Horror” e che vede in formazione un nuovo chitarrista solista, tale Pustulus Maximus di fama Cannabis Corpse, non presenta sostanziali novità, ricalcando la solita mistura di thrash metal ben articolato, dal suono molto live, molto Bay Area, e dal coinvolgimento assicurato vista la maniera in cui sono scritte le canzoni. Fin dalla prima vera traccia, “Madness at the Core of Time”, si viene trascinati in continui cambi di ritmo, percussioni rapide con tanto di doppia cassa a supporto di un lavoro di chitarra molto easy listening. Il nuovo chitarrista dimostra subito le sue doti con i continui arrangiamenti di stampo melodico, molto in linea con l’atmosfera del brano. “Bloodbath” è altra traccia meritevole della vostra attenzione, scritta con tutti i crismi su elencati e che esalta il lavoro alla voce di Oderus Urungus, abilissimo nel coro, parte trascinante del brano e unico intermezzo di melodia fra tante parti molto dure. Questa continua alternanza di stili all’interno dello stesso brano fa sì che le canzoni scorrano via molto facilmente nonostante il minutaggio sia spesso elevato. Piacciono, fra le altre, “Torture”, brano veramente articolato, carico di groove e che esalta la sezione ritmica, la veloce “Raped At Birth” e la dinamica “I, Bonesnapper”, tutti brani nel classico stile Gwar. Menzione anche per l’ottimo thrash metal della title-track, brano strumentale dove dimostrano le indubbie doti tecniche, che rischiano di passare in subordine ma che invece sono elemento essenziale perché va bene lo spettacolo, ma senza buona musica non si va da nessuna parte. Ennesima conferma per i Gwar, spiacenti di non avervi sorpreso.