7.0
- Band: HACKTIVIST
- Durata: 00.42.11
- Disponibile dal: 03/04/2016
- Etichetta:
- UNFD
Spotify:
Apple Music:
Gli Hacktivist rappresentano una delle ultime bellissime favole di come il DIY possa ancora funzionare: con l’EP autoprodotto del 2012 la band di Milton Keynes, con il solo appoggio del web e delle proprie forze, è riuscita a costruirsi un’identità rilevante e, con l’attività live consistente degli ultimi anni, anche a sottoporsi ad un’audience internazionale. Riflettori addosso quindi per il debutto ufficiale “Outside The Box”, sui quali gravano le pesanti aspettative dei singoli di successo che l’hanno preceduto con largo anticipo – “Elevate” del 2013, “False Idols” e “Deceive And Defy” del 2014. Per fortuna c’è di che fregarsi le mani, specialmente con “Buzsy”, “Hate” e “Deceive And Defy”, che andranno sicuramente ad arricchire le prossime performance della band. Nessuna variazione in quel djent grime che hanno da sempre proposto e che li ha elevati più come concetto che per effettivi meriti rivoluzionari: i riff elastici e ultraheavy di Tim Beazley sommergono con la tecnica i riferimenti al nu-metal mentre la sezione ritmica è sempre indaffarata in passaggi stilosi, conditi da un’overdose di corde (chitarre a 8 e basso a 6 per un suono ultraribassato), groove e sporadiche contaminazioni con l’elettronica. Due gli episodi fuori dagli schemi: l’interludio “The Storm”, di cui si poteva fare anche a meno, e “Rotten”, dove vengono messi sotto i riflettori gli skill della coppia di emcees che vanno a scambiare rime con Astroid Boys e Jot Maxi. Grandissima assente “Niggaz In Paris”, cover di Kanye West e Jay-Z, scelta francamente incomprensibile considerato il traino mediatico che è andata a rappresentare. Sebbene pecchi di una leggera ripetitività e fallisca nell’intento di essere rivoluzionario “Outside The Box” rappresenta degnamente un gruppo sovversivo, che ha l’invidiabile pregio di essere unico sia nel versante modern metal che nella scena djent.