7.0
- Band: HAEMORRHAGE
- Durata: 00:35:11
- Disponibile dal: 06/10/2017
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Difficile parlare di ‘ritorno’ per gli Haemorrhage, anche se sono trascorsi ben sei anni dalla pubblicazione del loro ultimo full-length. In questo lungo lasso di tempo il gruppo infatti non si è mai propriamente assentato: lo dimostra la corposa lista di EP, split e singoli rilasciata fra il 2011 e il 2016, assieme alla sempre regolare attività live. Normale quindi parlare di “We Are The Gore” come del semplice successore di “Hospital Carnage”, ovviamente anche per la sua proverbiale aderenza al solito sound death-grind e all’immaginario gore-goliardico a cui i ragazzi si affidano ormai da tempo immemore. Con questo loro secondo album per Relapse Records, gli spagnoli portano dunque avanti il discorso di sempre, rivisitando per l’ennesima volta lo stile dei primi Carcass con dedizione, caparbietà e folle senso dell’umorismo (un titolo come “Gynecrologist” parla chiaro). Non un lavoro di chissà quale spessore tematico e musicale: “We Are The Gore” è semplicemente una nuova dimostrazione di stoico attaccamento ad uno stile e ad una materia che da quasi trent’anni fanno proseliti. Si colgono infatti una complicità e una dimestichezza che rendono godibile un disco le cui linee guida sono senz’altro prevedibili e decisamente settoriali: vi sono esperienza ed entusiasmo in ogni costruzione, tra irruenti piogge di blastbeat e puntuali incastri di groove che rimandano a varie tradizioni death e thrash. Nessun andamento sconclusionato, nessuna lungaggine o pretenziosità in grado di sconvolgere l’equilibrio dinamico: la tracklist procede in modo del tutto spontaneo, regalando brillanti episodi come “Gore Gourmet”, “The Cremator’s Song” e “Forensick Squad”. Non è il caso di chiedere a questi veterani di provare ad offrire delle variazioni o di contrarre e dilatare in estremo la fonte sonora: per quello è il caso di rivolgersi ai connazionali Looking For An Answer, freschi autori di un grande album come “Dios Carne”; gli Haemorrhage, come accennato, restano fedeli alla tradizione, ma lo fanno senza mai ricorrere troppo ad un songwriting esageratamente sbrigativo. Ben vengano quindi diversi anni fra un full-length e l’altro, se il risultato è un lotto di composizioni soddisfacente come questo.