8.0
- Band: HAKEN
- Durata: 00:49:19
- Disponibile dal: 26/10/2018
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
Spotify:
Apple Music:
Inutile girarci intorno, gli Haken, arrivati oggi al quinto album in studio, sembrano essere baciati da quella capacità quasi sovrannaturale di scrivere brani di qualità eccelsa, senza mai perdere un grammo della loro integrità artistica e senza mai adagiarsi sugli allori. La formazione alza ogni volta l’asticella e cerca continuamente di superarsi, portando avanti con coerenza quella ricerca di evoluzione che dovrebbe essere sempre alla base di un genere chiamato progressive. Nel nuovo album gli Haken spingono ulteriormente sul lato più heavy della loro proposta, creando un disco sorretto con forza dai riff di chitarra e dalla sezione ritmica e costruendo il perfetto contorno per una storia che si addentra nei meandri della psiche e dei disturbi mentali.
Come un paziente che cerca un significato nelle macchie di Rorschach, l’ascoltatore viene risucchiato in un caleidoscopio vorticoso, fatto di cambi di tempo, riff impazziti, elettronica, assoli. Tuttavia non ci si sente smarriti nel percorso disegnato dalla band inglese, perché qui si vede la differenza tra dei mestieranti e dei veri fuoriclasse: gli Haken tengono la barra del timone ben dritta e accompagnano a tutto questo un gusto melodico che non li abbandona mai.
Dopo una breve introduzione, “Clear”, l’album entra subito nel vivo con due brani già messi a disposizione del pubblico come anteprime. Il primo, “The Good Doctor”, costruisce il setting della storia e inizia a dare le coordinate sonore del disco: una canzone che al suo interno comprende un numero incredibile di spunti, sprazzi di luce e flussi di coscienza che ben rappresentano la profondità insondabile del pensiero razionale e non. La seconda, “Puzzle Box”, predilige invece una linea melodica più malinconica, che dà respiro al brano e mostra un intelligente uso dell’elettronica e delle tastiere, perfettamente incastonate nel brano.
Gli Haken, però, non si sono giocati tutte le carte migliori con i due singoli e il resto della tracklist non è meno efficace. Abbiamo la lunga “Veil”, con i suoi dodici minuti di durata, che rappresenta la summa delle potenzialità degli Haken, tra passaggi vorticosi ed altri più delicati e drammatici; ci emozioniamo con “Host”, composizione languida e notturna, impreziosita da eleganti interventi di tromba che concedono un momento di respiro all’ascoltatore; per non parlare di “Nil By Mouth”, brano strumentale pazzesco che ci mostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il livello di perfezione strumentale raggiunto da questi ragazzi.
Quando l’ascolto termina, con la crimsoniana “A Cell Divides”, ci si accorge che sono trascorsi poco meno di cinquanta minuti, ma resta la sensazione di aver percorso un viaggio in cui molti elementi ancora ci sfuggono. Servono numerosi ascolti per cogliere la miriade di sfumature disegnate con maestria dagli Haken. Non ci resta che immergerci nuovamente tra i solchi di “Vector” e ripartire da capo, ancora una volta.