8.0
- Band: HALESTORM
- Durata: 00:48:00
- Disponibile dal: 14/04/2015
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Dopo il successo planetario di “The Strange Case Of…”, erano in molti ad aspettare il comeback degli Halestorm anche a queste latitudini, avendo nel frattempo avuto modo di saggiarne anche le qualità del vivo nelle due calate in terra italica. Dopo la breve parentesi con l’EP di cover “Reanimate 2.0”, gli scatenati fratelli Hale tornano ora con “Into The Wild Life”, terzo album che, come confermatoci dalla band stessa in sede d’intervista, si propone di catturare sul dischetto l’energia che i Nostri sono soliti riversare sul palco. Un chiaro segnale in questo senso arriva dal cambio in cabina di regia, dove il country-man Jay Joyce ha preso il posto del ben più patinato Howard Benson, ed in effetti fin dall’opener “Scream”, perfetta apripista anche in sede live con i suoi cori selvaggi scanditi dalla batteria, ci troviamo di fronte ad un approccio più ‘raw & wild’, e la cosa non può che farci piacere. Esemplari in questo senso sono anche pezzi graffianti come “Sick Individual”, la tiratissima “Mayhem”, la più cadenzata “Gonna Get Mine” o la festaiola “Apocalyptic”, perfette per scatenare on stage la strabordante carica di energia e simpatia dei Nostri. Ma il quartetto della Pennsylvania, si sa, è noto anche per la sua capacità di toccare le corde più profonde dell’animo, come puntualmente avviene con l’emozionante “Dear Daugther” – soffice ballad in cui abbiamo modo di apprezzare a fondo la voce di Lzzy, con testi ispirati dai fan sui social. e la sei corde di Joe Hottinger, per l’occasione impegnato in una coda chitarristica dal chiaro sapore pinkfloydiano – e la più tradizionale “The Reckoning”. Nel mezzo, in quella terra di confine che rimanda alla Pink più rock o al periodo rock steady di Gwen Stefani e compagni, trovano posto tracce più ‘rilassate’, ma non per questo meno convincenti, come “Amen”, “New Modern Love”, “Bad Girl’s Love” e “What Sober Couldn’t Say”, espressione di un sound sì pop, ma comunque molto più maturo rispetto a band ‘teen friendly’ come i Paramore. Pop-hard-rock ‘n roll e il bel faccino di Lzzy: con questa tanto semplice quanto efficace miscela, agli antipodi rispetto al ‘tettem et circenses‘ di Maria Brink, gli Halestorm sono ormai definitivamente pronti a raccogliere l’eredità di band come No Doubt e Garbage, ed “Into The Wild Life” è qui per dimostrarcelo.