7.5
- Band: HAMMERFALL
- Durata: 00:46:57
- Disponibile dal: 09/08/2024
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Non si fanno attendere troppo, questa volta, i templari, prontamente armati di microfono, chitarre distorte ed amplificatori per tornare a colpire con il proprio power-heavy metal di stampo melodico: dopotutto, gli Hammerfall sono riusciti a rimettersi sui binari giusti con le ultime produzioni, tra le quali figura certamente il buon “Hammer Od Dawn”, ultima fatica discografica datata 2022.
La band capitanata dal duo Cans- Dronjak è sempre riuscita – salvo rari casi – a comporre dischi validi con almeno un paio di buone hit da sparare ad ogni release. Che dire, quindi, di “Avenge The Fallen”, album in studio numero tredici per il gruppo svedese?
In primis, l’aria che si respira ascoltando i dieci pezzi che lo compongono è più spensierata e positiva rispetto ad alcuni appuntamenti passati: i brani sono scorrevoli, spesso spinti da ritmi elevati, melodie ariose (avrà mica avuto una certa influenza il lungo tour in compagnia con degli Helloween?) e la voce soave e squillante di Joacim, sembra non risentire affatto degli anni che passano. Il lavoro svolto sulla sua performance vocale lo ha spinto fino a Los Angeles per collaborare con uno dei suoi idoli, il produttore Jay Ruston, che in passato ha lavorato con Armored Saints, Avatar ed Anthrax trovandosi addirittura in studio con una coppia di lusso formata da John Bush (Armored Saint, ex Anthrax) e Marc Lopez (Metal Church) che appaiono anche in alcuni cori.
Nelle dieci frecce presenti nell’arco dei Nostri, il bersaglio viene sempre più o meno colpito: “Avenge The Fallen” ha il pregio di mantenersi godibile per tutta la sua durata ma al contempo manca forse di un paio di ‘pezzoni’ in grado di poter diventare fin da subito pezzi immancabili nelle corpose setlist live del gruppo svedese.
Un disco composto in parte mentre il gruppo era in tour, portandosi dietro l’adrenalina ancora viva e fresca dal palco direttamente in tourbus: lo dimostrano momenti come la title-track, anthem che apre il disco e che impatta con cori possenti nei suoi soli tre minuti di durata, oppure il martellante singolo “The End Justifies”, una sorta di “Heeding The Call” 2.0 (storico brano di apertura del grande loro disco “Legacy Of Kings”) con una partenza segnata dal drumming spumeggiante di Fredrik Larsson ed un bridge eclettico in grado di dimostrare come si possa ancora suonare classici senza essere ripetitivi.
Ma, come detto, è tutta la tracklist a non mostrare segni di cedimento, costituendo un muro solido, nel quale non si intravede la minima crepa.
Contribuiscono certamente a renderlo inattaccabile “Freedom”, che bilancia con maestria riff possenti a melodie celestiali con la voce squillante di Joacim, la quale porta a propria volta ad un refrain pieno di pathos, ed il midtempo “Hail To The King”, solida mazzata che utilizza alla perfezione cori robusti ricordando forse la loro hit passata “Last Man Standing”.
La lenta “Hope Springs Eternal”, riprende un’idea chiusa da vent’anni nel cassetto di Oscar e completata grazie alla visione di Joacim, mentre la powereggiante “Here To All”, piuttosto classica ma anche incisiva, ed i ritmi medio-alti di “Burn It Down” fanno agitare la testa in attesa del finale con la cadenzata “Time Immemorial”.
Arrivati a questo punto della loro carriera, gli Hammerfall non devono più dimostrare niente a nessuno: i detrattori continueranno a criticarli anche per questo nuovo disco sostenendo che, in fin dei conti, la band svedese è sopravvalutata; dall’altra i sostenitori saranno ancora compiaciuti dinanzi ad un lavoro solido come “Avenge The Fallen”, capace di appassionare mantenendo ogni caratteristica del sound dei templari ma mostrando un songwriting ancora vivace e pungente.