9.0
- Band: HAMMERFALL
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 27/06/1997
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Chi ha vissuto la propria adolescenza nella seconda metà degli anni ’90 si ricorderà benissimo di come in quel periodo siano prepotentemente tornate alla ribalta sonorità classiche, riconducibili al metal anni ’80, e al contempo non può non ricordare l’impressionante proliferare di band dedite al power metal, per lo più sinfonico, infarcito di tastiere e orchestrazioni. Infatti, dopo l’avvento del grunge ad inizio anni ’90 e l’affermarsi sempre oltreaceano di act dal sound più moderno come i Pantera ed altri "alternative" come i Korn, l’Europa metallica, in crisi causa la dipartita di Dickinson e Halford (rispettivamente da Iron Maiden e Judas Priest, ma c’era bisogno di dirlo?) dalle loro band madri e per mille altri motivi che non è il caso di analizzare in questa sede (tra cui l’affermarsi della scena black scandinava che da fenomeno underground si tramuta in successo internazionale), decide di darsi una scossa e ripartire da quello che le è sempre riuscito meglio, ossia il metal classico. In verità il primo vagito arriva dal Brasile con gli Angra, i quali nel 1993 esordiscono con il fenomenale "Angels Cry", ma in quel disco c’è molto di europeo, precisamente di germanico, tra influenze Helloween e una produzione curata da Sascha Paeth. Da quel momento le cose cambieranno, i kid ritrovano interesse per gruppi come Helloween, Gamma Ray, la Scandinavia riscopre il piacere della melodia grazie all’affermarsi dei finlandesi Stratovarius con "Episode" prima e "Visions" poi, e addirittura la tanto bistrattata Italia si può prendere più di un merito che, sulla scia del successo di Labyrinth e soprattutto Rhapsody, diventa una delle nuove roccaforti del power ed heavy metal europeo. In questo marasma sonoro, zeppo di tastiere e orchestrazioni, irrompono gli svedesi Hammerfall a ricordarci che all’inizio, nei favolosi anni ’80, il metal era scevro di "inutili" orpelli e puntava prepotentemente sull’impatto sonoro e tematiche epiche e battagliere. "Glory To The Brave" è semplicemente questo, un ritorno al metal eroico degli anni ’80 nelle strutture e nelle tematiche, ma con una produzione assolutamente al passo coi tempi e pezzi veloci di chiara ispirazione Helloween. L’inizio è affidato alla debordante "The Dragon Lies Bleeding", forte di un bridge stupendo ed un ritornello vincente in cui il cantante Joacim Cans e il chitarrista Oscar Dronjak si rendono subito protagonisti. La coppia si ripete nella successiva "The Metal Age": l’era del metallo ricomincia, gli svedesi ne vogliono rinverdire i fasti e trascinarla nel nuovo millennio con l’aiuto di riff schiacciasassi, assoli al fulmicotone e vocals in perenne bilico tra tratti più maschi e altri paragonabili all’ammaliante cantato delle sirene di Ulisse, più numerose queste ultime per la verità. "Hammerfall", autocelebrativa fino al midollo, evidenzia il lato più epico della band, mentre "I Believe" è la prima ballata del disco, estremamente piacevole e assolutamente non scontata. Si torna a premere sull’acceleratore con la riuscitissima cover "Child Of The Damned" dei metal hero Warlord, e con la dirompente ed efficace "Steel Meets Steel". Il disco non concede pause e si viene subito rapiti dalla catartica "Stone Cold" così come dalla sorprendente "Unchained", in cui gli Hammerfall sono abili a passare, in maniera del tutto naturale, da parti tiratissime ad altre più cadenzate ed atmosferiche. Il finale è affidato alla seconda ballata del CD la title-track "Glory To The Brave", pezzo sentito ed epico. Nel 1997 questo disco vendette veramente bene e raggiunse un sensazionale successo in tutto il mondo: il singolo apripista debuttò al numero 38 della classifica tedesca, un record per un gruppo debuttante, e la band venne nominata ai Grammy svedesi nella sezione Hard Rock. Purtroppo dopo questo lavoro gli Hammerfall, tranne nell’eccellente successivo "Legacy Of Kings", non sono più stati capaci di ripetersi su così alti livelli, ma hanno comunque portato avanti una carriera più che dignitosa. "Glory To The Brave" rimane un capolavoro assoluto dall’importanza storica fondamentale che, a distanza di tredici anni dalla sua uscita, si lascia ascoltare ancora con vivo interesse.