7.0
- Band: HANG THE BASTARD
- Durata: 00:47:29
- Disponibile dal: 14/10/2014
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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I londinesi Hang The Bastard sono una band attiva già da qualche anno, che aveva inziato il suo percorso dedicandosi ad un roccioso hardcore poi, in seguito ad alcuni cambi di formazione, il quartetto ha deciso di cambiare decisamente rotta e di cimentarsi in uno sludge/doom in tutto e per tutto fedele alla linea di quelli che sono i mostri sacri del genere. Mettiamo quindi subito in chiaro che “Sex In The Seventh Circle” è un disco fatto da fan e per i fan delle atmosfere plumbee e decadenti tipiche di gruppi quali Eyehategod, Iron Monkey, Kyuss, Down, Electric Wizard e via discorrendo. Questi quattro inglesi con le barbe incolte e i loro capelli unti d’ordinanza, non aggiungono nulla di realmente nuovo al genere e nemmeno si pongono il problema di farlo. E sotto un certo aspetto fanno anche bene ad agire in questo modo perché ciò che fanno dobbiamo riconoscere che è tenuto in piedi da una buona padronanza sia del genere che nell’uso di suoni e strumenti e, soprattutto, da un’intensità emotiva che nel genere in questione deve necessariamente farla da padrone. Ecco quindi che ad emergere sono brani come “Morrs Tempest” e la sua atmosfera squallida, peccaminosa, decadente, il suo incedere lento e oscuro; oppure l’attacco frontale della opening track “Keeping Vigil” e il suo riffing ipnotico e circolare. Il riff di “Hornfel” è un vero e proprio omaggio a certi Kyuss, mentre “Mists Of Albion” ci ha portato persino alla mente certe atmosfere sintetiche e corrosive di un gruppo come gli Alice In Chains, mettendo sul piatto un cantato melodico davvero niente male. Nel complesso, questo secondo disco degli Hang The Bastard è un lavoro che si lascia ascoltare volentieri senza particolari cali di intensità e, anzi, regalandoci qualche brano di notevole fattura, che quasi sicuramente farà le sue vittime in sede live. Ci troviamo sicuramente al cospetto di una band con del potenziale (d’altra parte, una label come la Century Media non sceglie propriamente a caso i gruppi del suo roster), tuttavia dobbiamo dire che per poter emergere e dire la propria in questo genere – specie in un momento come questo, dove sulla scia del successo riscosso da un gruppo come i Red Fang sempre più band si specializzano nello sfornare riff sporchi, unti e ciccioni – occorre fare qualcosa di ancor più incisivo per non rimanere nell’ombra e venire dimenticati alla fine dell’ascolto del disco.