7.5
- Band: HANORMALE
- Durata: 00:57:18
- Disponibile dal: 05/05/2022
- Etichetta:
- Zero Dimensional Records
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Noi metallari lo sappiamo bene: esiste un mondo musicale a cui guardiamo con sospetto, o nel quale veniamo guardati noi con sospetto se mostriamo interesse, e ovviamente parliamo di quello della musica ‘da classifica’, come si dice con espressione antiquata. Poi c’è l’universo metal, in cui sguazziamo felici, consapevoli e orgogliosi della nostra unicità. E poi esiste uno spettro al di là di questo, percorso da menti curiose (o malate, potrebbe dire la vulgata comune…), in cui anche i meno ortodossi tra noi entrano con qualche perplessità, mentre band come gli Hanormale trovano la loro naturale dimensione, e da cui si divertono a mandarci segnali disturbanti.
Con questo disco dal titolo improbabile e ingombrante, la creatura di Arcanus Incubus e dei suoi numerosi compagni d’avventure, continua a esplorare coordinate molto personali, sebbene al tempo stesso riesca anche a offrire un ascolto, con tutti i limiti del caso, più fruibile e omogeneo, rispetto alle (sempre apprezzabili e presenti) schizofrenie del passato. Musicalmente c’è di tutto un po’, coerentemente al proclama di offrire una rapsodia presente nel titolo, con cambi di registro repentini e improbabili, che tuttavia non cedono mai il fianco alla sensazione di un puro sfoggio per dimostrare che ‘lo sanno fare strano’. “Siate La Stilla” conferma e consolida la tradizione italiana dell’intro recitata: il tema è l’individualismo con una spruzzata superomistica, non a caso a cura di G/AB, leader dei Deviate Daemen, e da sempre collaboratore della band. Da qui in poi, si attraversano giorni infernali strampalati ma concreti; “Homo Homini Deus Porcus” è un black metal sinfonico potente e suggestivo, in cui viene inserito un intermezzo jazz con sassofono e con la batteria folle del sempre pregevole Mox Cristadoro, mentre la seguente “The Salaryman (With A Metal Drill Penis)” è follia su coordinate vagamente assimilabili ad Arcturus & co. con un finale ritualistico. “Solipsism Nyctophilia” mette in musica con sonorità orrorifiche e insieme struggenti nientemeno che Giacomo Leopardi, riuscendo a sposare pianoforte e rumorismi egregiamente, prima che gli Hanormale decidano di tornare su coordinate ‘canoniche’ (almeno per loro): “Meal Of Justice (Revenge Of The Old Dying Horse)” fonde a meraviglia il lato più sperimentale (con il ritorno del sassofono) e quello sinfonico, mettendo sugli scudi l’ottima prestazione vocale di Arghangel Martyrium 999, che aveva già mostrato la sua versatilità sul precedente disco, e poi ecco “Mamedanuki”: il pezzo dalle venature più progressive, seguito dall’andamento quasi ‘dungeon’ della gotica e impalpabile di “Kioku No Rekka, Sonzai No Owari”. Curiosamente, potremmo dire, ma in realtà è un contrasto che, come accade nel complesso del disco tra le varie anime presenti, funziona bene e non stride. Chiude il disco – fatta salva una bonus track inserita ‘alla vecchia maniera’ (ma vi lasciamo il gusto della sorpresa…) – la schizofrenica restituzione di “Bohemian Rhapsody” dei Queen; una cover riuscita, soprattutto vocalmente, e in grado di trasmettere sia le capacità tecniche che l’evidente ironia della band milanese, che riteniamo ormai una realtà consolidata e credibile del panorama estremo nostrano.