7.0
- Band: HAREM SCAREM
- Durata: 00:37:14
- Disponibile dal: 25/04/2025
- Etichetta:
- Frontiers
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È vero che tutte le band, raggiunta una certa età, mettono il pilota automatico? Il caso degli Harem Scarem, che con “Chasing Euphoria” raggiungono la sedicesima release di musica originale, è in tal senso emblematico, anche se non proprio del tutto. Dopo la fortunata reunion del 2013, la band guidata dagli inossidabili Harry Hess, Pete Lesperance e Creighton Doane – rispettivamente voce e chitarra, chitarra e batteria – sembra infatti aver trovato la sua quadratura del cerchio, anche grazie all’opera di ringiovanimento che la Frontiers Records ha operato verso tante band letteralmente resuscitate dall’oblio.
Se “Change The World”, comunque, era un disco davvero eccelso, in questa nuova prova, che dura poco meno di quaranta minuti, la band sembra aver capito che la formula vincente non si deve discostare troppo da quella che permette ai musicisti di divertirsi e ai fan di saltare e canticchiare i pezzi.
La title-track è un caso lampante: un ottimo esempio di come dovrebbe suonare l’AOR ai giorni nostri, decisamente allineata sull’operato di altri illustri colleghi (chi ha detto Magnum?), ma comunque con un po’ di tiro in più. Qua e là fanno capolino quegli spunti di tastiera suonati da Hess che aggiungono il classico tocco melodico tipico dei canadesi, capaci di alternare brani più cadenzati come “Better The Devil You Know” con momenti più rockeggianti come “Slow Burn”, anche se i Nostri danno il meglio con i pezzi più da cantare, come “Gotta Keep Your Head Up”, dove emerge in particolare l’ottimo lavoro delle chitarre.
Alla lunga, però, la formula resta sempre quella, mancando un po’ di quella verve più sostenuta che aveva contraddistinto gli album immediatamente precedenti. I momenti più interessanti rimangono quelli dove i Nostri si permettono di usare un quattro quarti più sostenuto, come in “A Falling Knife”, dove c’è quasi un sentore alla Deep Purple, o la conclusiva e malinconica “Wasted Years”, con una stratificazione di riverberi fra strumenti e voce decisamente irresistibile.
Molti dei pezzi di “Chasing Euphoria” sono decisamente buoni e faranno felici i fan di questo genere, anche se cominciamo ad avvertire, appunto, una certa fase di stanca, soprattutto se si pensa alla ballatona “World Of Fire” o a “Bad Way”, brani che abbiamo apprezzato un po’ meno proprio perchè non sfolgoranti; ma, complessivamente, il nuovo album dei canadesi fa esattamente quello che ci si aspetta dall’AOR nel 2025: suonare bene, pulito e con la sensazione che il tempo non passi davvero neanche per questi musicisti.