6.0
- Band: HARM'S WAY
- Durata: 00:32:54
- Disponibile dal: 05/07/2011
- Etichetta:
- Closed Casket Activities
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Dopo averli visti supportare Rise And Fall e Nails nel tour europeo dell’anno scorso, abbiamo modo di saggiare le capacità degli americani Harm’s Way anche su disco. “Isolation” riprende il discorso interrotto con il precedente album “Reality Approaches” e l’EP “No Gods No Masters”, riabbracciando le cupe atmosfere che caratterizzavano questi lavori e infondendo in esse ulteriore pesantezza. Ascoltando l’album, ci si trova davanti a una realtà mediamente ispirata, ma che riesce a trasmettere grande passione ed euforia. Una realtà che, almeno a livello musicale, vorrebbe forse configurarsi come l’anello di congiunzione tra quell’irruente – e un po’ tamarro – metal-core alla Hatebreed (o Lionheart, per citare un nome più recente) e gruppi come Trap Them, New Lows o gli stessi Nails, il cui stile più crudo e trasversale prende spunto anche da sonorità grindcore e death metal. Nel platter, groove pachidermici si inseguono su basi ritmiche mai troppo scattanti, dialogando per mezzo di un’interpretazione vocale in verità alquanto blanda, che, forse anche a causa di metriche oggettivamente assai prevedibili, fallisce nel tentativo di caratterizzare a dovere i brani. Influenze più abrasive e brutali si rintracciano nei suoni di chitarra, che in certi casi paiono persino rifarsi a certi Napalm Death, così come negli assalti in doppia cassa di tracce come “New Beginnings” o “Pretender”, in cui il gruppo evita i breakdown per lanciarsi appunto in pattern maggiormente arrembanti, anche se comunque abbastanza lontani da picchi di intensità propriamente grind o death metal. Nulla risplende in modo particolare su “Isolation”, ma chi possiede già altri lavori dei ragazzi di Chicago probabilmente apprezzerà, se non altro per la succitata, genuina, esuberanza.