7.5
- Band: HARVESTMAN
- Durata: 00:44:14
- Disponibile dal: 21/07/2024
- Etichetta:
- Neurot Recordings
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La luna piena di luglio è chiamata ‘Luna del Cervo’ in quanto coincide con il periodo in cui i giovani cervi maschi sviluppano i loro nuovi palchi e nel calendario 2024 cade il 21 luglio. È questa la data con la quale Steve Von Till decide di pubblicare la seconda parte del progetto “Triptych” a nome Harvestman, in nome di una riscoperta spirituale del paganesimo da sempre trait d’union tra i suoi progetti solisti e la band madre, i Neurosis.
Questo “Tryptych: Part Two” non si discosta molto dal primo a partire dalla struttura, che vede un brano, “The Hag Of Beara Vs The Poet”, in collaborazione con Al Cisneros (Sleep, Om) e la rispettiva versione dub piazzati in apertura ad ogni lato del disco, ed in generale un affascinante ibrido di rock psichedelico, elettronica kraut e pulsioni etniche, folk e tribali.
Se le già citate “The Hag Of Beara Vs The Poet” e la sua controparte dub imbastiscono un discorso in cui l’andamento languido ed ipnotico degli Om si colora degli inserti acidi dei Tribes Of Neurot con tanto di recitati e spazialità arabeggianti dei Pink Floyd dell’era “Ummagumma”, con “The Falconer” ci si addentra nei meandri di un ambient cosmico puro.
“Damascus” dal canto suo amplia di parecchio il vocabolario sonoro, trasportandoci in un contesto desolato dal mood desertico talvolta orientale, talvolta in pieno stile western e che rappresenta senza dubbio il picco dell’intero lavoro. Le sperimentazioni e i suoni analogici oscillanti di “Vapour Phase” fanno da apertura alla meravigliosa “Galvanized And Torn Open”, in grado di riportarci alla mente i passaggi post-rock dei Neurosis più rituali e minimali in un contesto quasi carpenteriano nell’uso dei synth. Una canzone insomma che non sfigurerebbe in un film come “Vampires” dello stesso Carpenter, per suoni ed atmosfere. Chiude il discorso la rumorosa “The Unjust Incarceration” con le sue cornamuse distorte e divorate da synth noise e disturbanti.
Con un approccio non troppo dissimile dal recente, meraviglioso, lavoro dei Six Organs Of Admittance, Steve Von Till continua la sua ricerca sonora e spirituale con una qualità costante e un percorso coerente ed affascinante. Suoni ed atmosfere non per tutti, ma suggestive e meditative per chi volesse perdersi nei meandri della propria mente.