6.5
- Band: HATE ETERNAL
- Durata: 00:44:53
- Disponibile dal: 27/06/2005
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
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Erik Rutan è un personaggio senza dubbio importante nel panorama estremo mondiale, avendo suonato per parecchio tempo con i Morbid Angel, una delle più influenti death metal band di tutti i tempi. Paradossalmente questo è il suo più grande limite in quanto, nonostante sia un produttore di buon livello e abbia creato e partecipato a diversi progetti, sarà ricordato dai posteri per la sua esperienza alla corte di Trey Azagthoth. Tra le esperienze post Morbid Angel di Rutan, gli Hate Eternal sono quelli più debitori del sound dei maestri. Giunti oramai alla fatidica prova del terzo album, la band, che ha perso per strada il fenomenale Jared Anderson al basso, sostituito da Randy Pyro, propone ancora il solito brutale mix di violenza parossistica e ottima tecnica. “I, Monarch” già dal titolo esplica il credo della band, che continua il discorso intrapreso con i primi due lavori “Conquering The Throne” e “King Of All Kings”. In verità dalla band ci si aspettava qualcosa di più, in virtù del talento del suo principale compositore: sicuramente Derek Roddy dietro le pelli è una vera e propria telescrivente e non perde un colpo, il growling di Rutan è tra i migliori e più efficaci dell’intera scena, ma l’assoluta mancanza di originalità nel riproporre le partiture mina il lavoro alle fondamenta. Non siamo davanti ad un brutto album, tutt’altro. Da sentire il lavoro di batteria in “Behold Judas” oppure in “I, Monarch”, o l’alternanza di blast beat e riff di chitarra mastodontici e rallentati di “The Victorious March”, oppure l’assolo di “Path To The Eternal Gods”: tutto materiale da manuale del genere, solamente che da Rutan era lecito aspettarsi qualcosa in più. Tra tanta violenza mi preme segnalare l’ultima traccia, la strumentale “Faceless One”, dove il trio (anche se il basso è sempre in secondo piano) dà sfoggio di grande tecnica e gusto negli arrangiamenti, allontanandosi dal brutal in favore di una struttura della song rotonda e ritmiche quasi jazzate; è solo un episodio a sé stante ma significativo delle potenzialità della band. Per concludere, se siete amanti di sonorità estreme e dei Morbid Angel in particolare, questo è l’album che fa per voi: se dal death metal pretendete comunque varietà e fantasia, cercate altrove.