7.5
- Band: HATE
- Durata: 00:47:50
- Disponibile dal: 01/02/2013
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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“Solarflesh” è un disco dentro al quale lasciarsi sprofondare: un viaggio sonoro suggestivo, una piccola epopea che, come già il titolo suggerisce, ha luogo attraverso ambientazioni spaziali, sperdute e oscure. Chi ha già avuto modo di conoscerli e apprezzarli nei loro precedenti lavori, saprà che gli Hate non sono nuovi a questo tipo di sperimentazioni tra death, black metal e industrial. In questo nuovo ritorno, a poco più di due anni dall’altalenante “Erebos”, le atmosfere della band si fanno più tese e, allo stesso tempo, anche i silenzi giocano una parte importante, facendo in modo che la desolazione sia a tratti decisamente palpabile. Nove tracce che, per fortuna, rifuggono l’immobilismo ritmico dell’ultimo album, articolandosi nuovamente su chitarre affilate, note prolungate e una proficua alternanza fra up e midtempo, in cui convivono equamente death e black metal, Behemoth, ultimi Satyricon e una punta di Septicflesh. L’abilità dei polacchi sta non tanto nel ricercare soluzioni propriamente innovative, quanto nel rivisitare e mescolare codici noti con dinamismo e un’ispirazione degna di questo nome, dosando l’energia e l’effettistica con una certa raffinatezza e sapendo spesso creare quella tensione a presagire qualcosa di imminente e indefinito. Serve qualche ascolto per assimilare bene il disco, ma gli Hate di “Solarflesh” sembrano effettivamente tornati sui livelli pre-“Erebos”: il materiale si avvale di interessanti melodie che entrano spesso a dialogare con dei sinistri e riecheggianti riff di chitarra, per poi uscire di scena e lasciare i brani a sfumare in una marcia rituale; le strutture sono appunto più fluide e meglio curate e anche nuovi ingredienti, come voce femminili e un certo retrogusto “etnico”, risultano funzionali e piuttosto ben inseriti nel contesto. Un album perciò riuscito, questo “Solarflesh”… magari non completamente sui livelli dell’ormai celebre “Morphosis”, ma senz’altro classificabile come coinvolgente ed intenso. Se incontrato con l’umore giusto, diventerà l’ascolto ideale per trascorrere un’oretta a base di sonorità glaciali e taglienti.