8.0
- Band: HATEBREED
- Durata: 00.35.48
- Disponibile dal: 25/01/2013
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Kingdom of Sorrow, Jasta, “For The Lions” e pure l’ultimo “Hatebreed” hanno esaudito la vena sperimentale di Jamie Jasta, re dell’hardcore che sentiva il decennale bisogno di sconfinare nel metal vero e proprio. Qualcuno l’ha presa come una crisi d’identità, altri non hanno potuto fare a meno di sottolineare quanto lo spostarsi in territori diversi dall’hardcore metallizzato, trademark dell’era “Perseverance” e “The Rise Of Brutality”, abbassasse gli standard qualitativi del gruppo. Indossate il paradenti perché la sperimentazione è finita, nel 2013 “The Divinity Of Purpose” rispecchia gli intenti degli autori, riassunti in una brevissima frase: “All pit, no shit”! Sentivamo bisogno di questa qualità, passione e intensità, in quella formula che unisce crossover thrash, groove metal e hardcore che ha influenzato tantissime formazioni e di cui il gruppo si è appropriato con lividi, sudore ed entusiasmo. Una maturità e una consapevolezza di sé che fanno padroneggiare tutta una serie di sfumature e di attitudini nelle sfere sopra citate, con stile, gusto e un senso di minacciosità incessante. L’asso nella manica sono gli innumerevoli cori che fermeranno il mosh per far esplodere il pit, la manciata di virate slayercore e, ci sentiamo di metterli in cima, gli slogan di Jasta. Jamie infatti non detta il tempo, comanda: i suoi ‘motivationals’ sono letteralmente da poster, e dominano i pezzi sino ad arrivare all’iperbole del doctore davanti ai suoi gladiatori nel chiedere “Who’s got more heart than you”? Rispondendo “NO ONE!” il coinvolgimento è obbligatorio come un riflesso incondizionato. Ed è solo uno l’esempio più eclatante di un festival di gang vocals che renderebbe fieri i Biohazard di “State Of The World Address”. Che dire della coppia Novinek/Lozinak? I loro riff potenti e brevi solos sono allo stato dell’arte, mentre Beattie e Byrne dettano ritmi di una sessione di crossift. Illegale per ogni tipo di atleta, quest’album è proteine, amminoaicidi e creatina allo stato sonoro, perfetto per il workout che vi porterà a vomitare Gatorade dallo sforzo. Vogliamo parlare dell’imponente artwork di copertina? Discutere sul minutaggio perfetto? Meraviglia quanto “The Divinity Of Purpose” possa eccellere rimanendo ancorato alla ricetta degli Hatebreed, ma non è quanto hanno sempre fatto AC/DC e Ramones? Quest’album premia la tenacia dei fan di vecchia data, e fa terra bruciata attorno a sé dettando nuovi standard per gli Hatebreed. Stronger than all.