7.5
- Band: HATESPHERE
- Durata: 00:36:28
- Disponibile dal: 14/06/2004
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Chi scrive si aspettava molto dagli Hatesphere, protagonisti dall’omonimo esordio di tre anni di un’evoluzione interessante che li aveva portati da un buon death-thrash alla At The Gates al metal più thrashy e raffinato del successivo “Bloodred Hatred”, lavoro certo non originalissimo ma comunque molto convincente e, grazie a dio, abbastanza lontano da certe cose trendy e sin troppo melodiche tanto in voga oggi (Soilwork, In Flames, Arch Enemy, etc.). Il nuovo “Ballet Of The Brute”, anziché confermare la svolta in territori lievemente più accessibili, si presenta invece carico di un odio e di una violenza inaudita, persino superiore a quella presente in “Hatesphere”! Stupisce davvero questa decisione, del tutto controcorrente, e da un lato fa anche piacere visto che dimostra tutto l’attaccamento al metal estremo di questi cinque folli danesi! “Ballet Of The Brute” è un disco strano: non assomiglia né al debutto né al secondo album, ma purtroppo rappresenta solo a tratti il definitivo salto di qualità per i nostri. Lontano dall’aggressività e dalle melodie swedish dell’esordio e privo anche delle piccole intrusioni di tastiere e voce pulita contenute in “Bloodred Hatred”, il nuovo materiale appare come un ibrido tra thrash metal e death metal grezzo, decisamente monolitico e spesso poco decifrabile ai primi ascolti. Si nota subito la quasi totale assenza di assoli e che alcuni dei brani più sparati sono eccessivamente scolastici e scontati, senza compromessi ma anche un pochino vuoti di contenuti, un po’ troppo simili a cose già fatte in passato o a quelle di altre band (evidentissime in più punti le influenze thrash Bay Area). Stiamo parlando di “Deathtrip”, “What I See I Despise” e “Blankeyed”: tutti pezzi che spaccano, ma che certo non fanno gridare al miracolo. “Vermin”, “Downward To Nothing” e “Warhead”, quest’ultima cantata anche dal singer degli Invocator Jacob Hansen, invece sono certamente tra i brani più belli mai scritti dal gruppo, perfettamente bilanciati tra assalti thrash e aperture cadenzate moderne e catchy. “Only The Strongest…” farebbe seriamente invidia agli Entombed tanto è marcia e soffocante, mentre in “Last Cut, Last Head” e “500 Dead People” si riscontrano squarci di melodia e un cantato più espressivo e dinamico. Di carne al fuoco ce n’è quindi tanta ma, come detto, sfortunatamente non tutto brilla allo stesso modo. Un ascolto è senz’altro consigliato poiché nel complesso ci si diverte molto, ma gli Hatesphere di “Ballet Of The Brute” dimostrano di non essere ancora maturi al 100%, commettendo a volte ingenuità anche abbastanza spiacevoli. Va comunque premiata la voglia di cambiare e il sottoscritto rinnova loro la fiducia in vista del prossimo full length. Arrotondiamo per eccesso a 7,5!