7.0
- Band: HATESPHERE
- Durata: 00:41:03
- Disponibile dal: //2001
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
Indubbiamente buona la prova dei danesi Hatesphere,al loro debutto per la nostrana Scarlet,che si presentano con nove tracce fortemente influenzate dallo swedish death della nuova ondata (Soilwork, Darkane, Carnal Forge,The Haunted) e naturalmente nel segno del recupero di sonorità care alla Bay Area con i loro tanti riferimenti a TestAmenT ed Exodus.Buona anche la tecnica dei singoli componenti, a tal punto da accettare di buon grado la pretesa della band di essere affiancata ai leader della scena swedish attuale,in un momento in cui in un certo senso si è ancora alla ricerca di un nome che brilli più di ogni altro(si pensi alle battute d’arresto accusate dagli ultimi lavori di Darkane e Soilwork) come fu in un passato neanche troppo lontano per Entombed prima e At The Gates poi.Buona anche la produzione, così come il songwriting,assolutamente nei ranghi prediletti dal genere e tutto sommato anche sopra la media.Il problema che però sembra essere tutt’altro che poco rilevante è appunto l’eccessiva similarità con le band ispiratrici degli Hatesphere,che fin dai primissimi ascolti diventa quasi irritante : ascoltando brani come “Picture This” o “Addicted Soul” tutto, a partire dagli stacchi,i riff incrociati e le vocals sembra non voler assolutamente discostarsi dallo stereotipo,nel suo abusare di soluzioni già note ai più attenti conoscitori del genere; verrebbe da chiedersi se non fosse proprio questo l’intento della band, l’essere identificabile fin dal principio,nel bene o nel male, come uno degli eredi dell’ATG-sound,tanto caro ai death/thrasherz della scorsa decade,in attesa di maturare uno stile maggiormente personale nei prossimi lavori così come è già accaduto appunto per il debutto dei predatori Soilwork,il fin troppo AtTheGates-influenced “Steelbath Suicide”.Ripeto, i requisiti ci sono davvero tutti per ben sperare in questi newcomers, ma al momento questo omonimo debutto va riservato solo ai fans strettamente legati ai nomi sopracitati. Da segnalare l’ottima “Preacher” con il suo acuto iniziale di memoria Slayeriana ed il chorus molto catchy sulla scia degli ultimi In Flames,così come anche l’opener “Hate” ed il finale semidemenziale di “Ill Will” traccia che da sola vale l’acquisto del disco, grazie al suo concertare di peti gratuito ed urletti in falsetto….Da ascoltare!