7.5
- Band: HATESPHERE
- Durata: 00:42:47
- Disponibile dal: 19/10/2018
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
Il decimo album dei death-thraser danesi Hatesphere è anche il loro disco di ritorno alla Scarlet Records, etichetta italiana con la quale la band del chitarrista fondatore Pepe Hansen aveva mosso i primi passi. Fino a “Ballet Of The Brute”, ad oggi probabilmente uno dei punti più alti della loro carriera, i Nostri erano infatti una delle band di punta della Scarlet, che aveva avuto il merito di scoprirli e lanciarli adeguatamente. Successivamente, la carriera della band danese, da “The Sickness Within” in poi, ha preso una china discendente, complici i numerosissimi cambi di lineup e, probabilmente, anche un totale rifiuto a qualsiasi tipo di cambiamento o evoluzione sonora. Di fatto, gli Hatesphere da qualche tempo a questa parte avevano dato alla luce una serie di album fotocopia, talvolta anche di bassa qualità. “Reduced To Flesh”, però, ha tutta l’aria di essere una sorta di disco del riscatto: non sappiamo se sia stato il ritorno alla Scarlet o una ritrovata stabilità di line-up, ma di fatto ci sembra quasi di ascoltare gli Hatesphere di tredici anni fa. Un riffing schiaffeggiante, adrenalinico e urgente, prettamente thrash-death, con debordanti ripartenze dinamiche e ricche di groove. La ricetta non è cambiata di una virgola – e sappiate che se non siete mai stati fan del loro suono, sicuramente non sarà questo lavoro a farvi cambiare idea – ma la quarantina di minuti in questione volano via che è un piacere tra un uptempo saltellante, qualche ripartenza al fulmicotone e i consueti rallentamenti, ora cadenzati e ora conditi con un cantato in semi pulito a spezzare la furia del “tupa-tupa” slayeriano. Potremmo citare gli episodi più riusciti come “Corpse of Mankind”, non a caso scelta come singolo e traccia d’apertura grazie al suo impatto frontale, oppure la stessa title track, così furente e spezza cervicale, ma ci sono davvero pochissimi momenti di vero cedimento.
Gli Hatesphere non sono mai stati una band perfetta, ma sono un gruppo al quale non è mai mancata l’attitudine e, nonostante le tante difficoltà, sono ancora vivi e vegeti. Probabilmente il voto in calce a questa recensione ad alcuni potrà sembrare eccessivo, ma il mezzo punto in più che ci sentiamo di dare è qui come una sorta di premio alla carriera e alla loro costanza.