7.0
- Band: HAVOK (USA)
- Durata: 00:57:49
- Disponibile dal: 10/03/2017
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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Ed eccoci ancora qui a parlare di thrash, in questo caso con occhi e orecchie aperte per il ritorno di una band che si trova nel lato dei ‘buoni’ tra quelle formatesi più recentemente (2004 nella fattispecie). I ragazzi di Denver, forti di un nuovo innesto in sezione ritmica, il bassista Nick Schendzielos – che sa esattamente cosa fare per attirare l’attenzione, tornano affamati e rabbiosi alla ribalta del mercato discografico. Il nuovo lavoro, “Conformicide”, è un disco rabbioso, pregno di ottimi riff e, in generale, di una cinquantina di minuti di ottimo thrash, corroborato da una produzione che punta maggiormente alla nitidezza che non alla mera potenza da parte di Steve Evetts. Le dieci tracce presentate richiamano gli anni ’80 con convinzione e rigore, ma non vi si perdono all’interno, i riff e le strutture sono potenti e freschi, e possiamo in qualche modo asserire che siamo di fronte ad un disco effettivamente al passo coi tempi, che in ambito thrash è sempre un concetto vagamente borderline. Fra tradizione e personalità infatti sin dall’inizio con “F.P.C.”, quasi un manifesto delle proprie idee che mischiano una classica intro acustica ad un procedimento vivo e pieno di cambi, a brani killer come “Dogmaniacal”, “Masterplan” o la già edita “Ingsoc” ci troviamo a gustare un album nel quale gli autori hanno ben presente dove e come andare a parare. Quello che in alcuni momenti potrebbe un po’ farci storcere il naso è forse qualche accento qua e là in cui la composizione diventa in qualche modo manieristica e rischia di far si che non tutti i pezzi riescano memorabili e di grandissima longevità (“Wake Up” o “Claiming Certainty” ad esempio), ma nel suo complesso i pezzi girano più che bene. La band è rodata e la performance dei singoli musicisti è estremamente intensa, tra cui spicca ovviamente la voce al vetriolo – anche se non ancora carismatica al punto di essere fondamentale quanto la sua chitarra – di David Sanchez e la già citata ottima prova del basso (godetevi “Circling The Drain” e la sua aria alla Testament). Insomma, ricapitolando abbiamo un disco molto buono che guarda tanto ai grandi fasti quanto alle più recenti discussioni a riguardo, una band giovane ma che ha già saputo farsi un nome più che rispettabile, una buona produzione e in definitiva un’oretta di thrash metal che saprà soddisfare anche i palati più hardcore. Di che altro abbiamo bisogno?