voto
7.5
7.5
- Band: HAVOK (USA)
- Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 11/04/2011
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Secondo album per gli americani Havok, giovane band proveniente dal Colorado che fa del thrash metal d’annata il suo credo. Se il primo album del gruppo non ci aveva convinto troppo, ecco che “Time Is Up” ci fa propendere per un netto cambio d’opinione, questa volta molto favorevole, verso gli Havok. Pur rimanendo sostanzialmente ancorati al tributo del thrash metal dei “Big Four” (ma con fortissimi rimandi al debutto degli Exodus, band che meriterebbe di stare più di altre nelle magnifiche quattro) questa volta i giovani indovinano una serie di riff micidiali che, canzone dopo canzone, inducono all’headbaning più sfrenato, denotando compattezza e vigore. Già “Prepare For Attack”, manifesto guerrafondaio, setta il ritmo del disco su una percussione che non ne vuole sapere di calmarsi. “Fatal Intervention”, dopo un inizio che più ottantiano non si potrebbe, si erge a protagonista con un incontenibile lavoro di batteria, in particolar modo con la doppia cassa, martellante per tutto il tempo. Le chitarre disegnano riff veloci, lo screaming è debitamente retrò e “No Amnesty” è una canzone che straripa in termini di velocità, potenza e vigore: è fra le migliori ascoltate quest’anno nel thrash. Spiccano sull’album, fra le altre, “Covering Fire”, marcata da un riffing secco e graffiante: impossibile tenere la testa ferma e fare finta di niente. Superiore alla seppur ottima media generale anche la title track, “Time Is Up”: brano killer. A livello stilistico, detto della ruvidezza generale, gli americani non disdegnano il gusto per la melodia, e sono soventi arrangiare le loro composizioni con onesti assoli di chitarra. Ma più che gli arrangiamenti, è la sezione ritmica a imporre quest’album come fra i meritevoli dell’anno nel thrash metal. Bravi nelle canzoni veloci, per la gran parte del disco, gli Havok sono notevolmente migliorati anche a basso regime dove le chitarre dominano la scena, sia nel riffing corposo sia nelle parti più marcatamente melodiche, a volte heavy metal. Disco più che positivo quindi, con gli Havok che, non volendo (potendo) inventare nulla (ma c’è ancora qualcosa da inventare nella musica estrema?), confezionano un disco d’annata che vale l’ascolto da parte degli amanti del thrash. Se acquistate l’album in versione digitale su iTunes, troverete due bonus track: “Postmortem” e “Raining Blood” degli Slayer. Assolutamente devastanti.