HAVUKRUUNU – Tavastland

Pubblicato il 04/03/2025 da
voto
8.0
  • Band: HAVUKRUUNU
  • Durata: 00:53:38
  • Disponibile dal: 28/02/2025
  • Etichetta:
  • Svart Records

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Come una tormenta che proviene direttamente dal nord, giunge tra noi il nuovo lavoro in studio ad opera dei pagan black metaller finnici Havukruunu, la cui popolarità ha subito una evidente impennata dopo la release del precedente “Uinos Syömein Sota”, decretato da molti come uno dei prodotti più epici, coinvolgenti ed interessanti dell’intero panorama black metal recente: un’autentico concentrato dei punti di forza di gente come Bathory, Kampfar ed Enslaved, il tutto impreziosito a un gusto melodico certosino e da sapienti rimandi tematici al folklore tipico della loro terra nativa, il tutto rigorosamente cantato in lingua madre.
In poche parole, un disco rivolto tanto ai blackster, quanto ai defender in cerca di un prodotto in grado di trascendere la banale riproposizione di spade, spettri e magia nera.
Ebbene, il seguito “Tavastland” si pone come un autentico concept album, al cui interno è narrata quella che è, a tutti gli effetti, una sorta di autentica e divampante ribellione contro la Chiesa cattolica, avvenuta nel Nord Europa attorno all’anno 1237, durante la quale si sono consumati atti divenuti parte di una piccola leggenda, poco nota a chi non è molto avvezzo a questo genere di rimandi storici; vi basti sapere che si parla di condanne all’eterno gelo, perdita della vera libertà e peccati degli antichi, con un risultato che sfiora la poesia storica, trasposta però tramite l’ausilio della più nera delle sfumature musicali.
Il songwriting e lo stile generale si collocano in diretta continuità con quanto fatto anni fa, rendendo il tutto più oscuro ed opprimente rispetto al più battagliero predecessore, seppur mantenendo quella sorta di orecchiabilità melodica preponderante e non lesinando sull’utilizzo di trovate come cori, stacchi strumentali e fasi acustiche, in grado di donare all’album una parvenza mista ed accattivante, senza sacrificare quella ferocia necessaria per rendere efficace un prodotto simile. Soprattutto per quel che riguarda la versatilità ritmica e il sanguinario comparto vocale, che rende giustizia a quanto proposto da alcuni illustri colleghi anni addietro.
I pezzi più lunghi e con al proprio interno delle sezioni parlate si trovano rispettivamente all’inizio e alla fine dell’ascolto, come a voler delimitare con fare tematico un contenuto fatto di grinta assalitrice e doti artistiche superiori alla media, contenute peraltro in brani che non temono di prendersi il loro tempo, lasciando al climax un ruolo fondamentale, anziché spingere semplicemente sull’acceleratore: “Kuolematon Laulunhenki” racchiude già al suo interno gran parte delle trovate che ci accompagneranno per la successiva ora scarsa, inclusi i peculiari stacchi a rotta di collo e le voci armonizzate sullo sfondo, rendendo il tutto più riflessivo con “Yonsynty” e divampando di collera in “Havukruunu Ja Talvenvarjo”, che mette in evidenza la componente più prettamente black e stimolando nell’ascoltatore quella voglia irrefrenabile di sangue ed headbanging, che tornerà prepotentemente più avanti in “Unissakavija”, prima della quale c’è spazio per la title-track, divenuta già molto popolare anche grazie a quel ritornello irresistibile, e per una più orecchiabile e quasi ‘manowariana’ “Kuoleman Oma”.
In una “Kun Veri Sekoittu Iumeen” dal retrogusto tribale è impossibile non focalizzarsi su un crescendo che non avrebbe stonato in una traccia di chiusura, per non parlare della chitarra solista micidiale, già ben enfatizzata nelle fasi precedenti, ma mai così sfavillante, senza nulla togliere anche ai riff e agli importantissimi fraseggi, il tutto gestito da un’accoppiata d’asce maiuscola.
La suite conclusiva “De Miseriis Fennorum” chiude le danze con fare riassuntivo, escludendo però le componenti più veloci e violente, come a voler enfatizzare quella sorta di ultimo saluto, mentre le fiaccole ardono e la notte abbraccia tutti coloro che presenziano a quella che non fatichiamo a delineare come un’autentica veglia, nella nostra immaginazione. Una ulteriore conferma del grande potere delle composizioni degli Havukruunu, che con la loro musica riescono a dipingere scenari suggestivi e quasi romanzeschi, degni di una band che sceglie volontariamente di non essere solo musica, ma anche narrativa e raffigurazione, in questo caso di vicende sconosciute ai più, ma pregne di quelle velleità folkloristiche tanto care a chi nel metallo nero non cerca solo ignoranza.
Qui troverete esattamente quanto appena descritto, a patto che siate in grado di digerire un cantato per noi incomprensibile, ma che non renderebbe allo stesso modo se fosse proposto in lingua inglese. Anzi, il bello sta proprio nel cimentarsi a tradurre il contenuto dei testi, per poi provare ad ascoltare le stesse tracce con una maggiore consapevolezza, seppur con la medesima esaltazione emotiva.

TRACKLIST

  1. Kuolematon Laulunhenki
  2. Yonsynty
  3. Havukruunu Ja Talvenvarjo
  4. Tavastland
  5. Kuoleman Oma
  6. Unissakavija
  7. Kun Veri Sekoittuu Lumeen
  8. De Miseriis Fennorum
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