8.0
- Band: HAWKWIND
- Durata: 01:22:00
- Disponibile dal: 30/04/2012
- Etichetta:
- Eastworld Recordings
- Distributore: Andromeda
Spotify:
Apple Music:
Un viaggio siderale in una nave spaziale alla deriva, soli, con il firmamento che si specchia sul vetro della cabina di pilotaggio, quando la paura, il freddo ed il senso di impotenza di fronte alla moltitudine delle stelle lascia posto solo alla pace, alla poesia e ad una consapevole rassegnazione che sublima in uno stato di beatitudine quasi mistica. Se vi aspettate uno sterile track by track, questa recensione vi annoierà. Se cercate qualcuno che tenti di “spiegarvi la musica” presente nell’ultimo disco degli Hawkwind, non è in chi vi scrive che troverete il vostro uomo. Raccontare un viaggio utilizzando parole enfatiche, magari qualche fotografia, non farà mai provare a chi vi ascolta, le sensazioni che avete vissuto con la vostra sensibilità ovviamente personale ed unica. Il racconto di un viaggio non dovrebbe mai provocare l’invidia di una persona, ma spingerla ad intraprenderlo lei stessa ed è per questo che la recensione in oggetto non vuole che essere uno stimolo ed un consiglio. Togliamoci subito il pensiero e diciamo ai più giovani che… sì, questi sono i famosi Hawkwind in cui militò il pittoresco Lemmy Kilmister, ma in cui non fu che una (seppur importante) veloce cometa, alla luce degli ormai 42 anni di attività e storia di questa nave intergalattica. Quello che ci aspettavamo dalla band è esattamente quello che ci propone in questo stupendo doppio CD: rock psichedelico, lisergico, dilatato, in cui non esiste nessuna urgenza ed impellente bisogno di stupire o far male utilizzando chitarre al pari di mitragliatori. Qui la violenza sonora è messa al bando, i virtuosismi sono asserviti alla musica e all’emozione, così sottili e sublimi(nali) che verrano ascoltati prima dal cuore e poi decifrati dalla mente. Dave Brock porta avanti la propria musica con il suono della propria chitarra riconoscibile tra mille e la sua voce, davvero perfetta in questo contesto. Un viaggio in cui osserviamo spettacolari paesaggi lunari, come nel caso della sognante e quasi mistica “Southern Cross”, oppure ipnotiche costellazioni di suoni, come la splendida ed assolutamente progressive “The Flowering Of The Rose”, con i suoi otto minuti di fughe strumentali. Non mancano brani che rimandano ai Pink Floyd dannatamente d’annata, come l’acustica “Mind Cut”, elucubrazioni mentali al limite del free-jazz con “Howling Moon” ed una “The Drive By”, che ci porta ad immaginare i Chemical Brothers che jammano con gli Ozric Tentacles. Insomma… non ce l’abbiamo fatta, non abbiamo mantenuto i nostri buoni ed aulici propositi di raccontarvi in “poesia” questo bel disco: abbiamo tirato fuori il nostro fido smart-phone, scattato foto alle stelle e le abbiamo postate sul vostro profilo Facebook. Ora, invidiosi e curiosi, fatevi un regalo: prenotate un biglietto per questo viaggio.