5.0
- Band: HAWKWIND
- Durata: 01:10:57
- Disponibile dal: 28/10/2013
- Etichetta:
- Eastworld Recordings
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Raramente la storia della musica contemporanea ci ha servito sul piatto d’argento una band dotata di un’invidiabile coerenza artistica come quella palesata dagli Hawkwind in oltre quarant’anni di illustre carriera. I Nostri, seppur tra mille difficoltà, sono riusciti miracolosomente a sopravvivere ad un’incalcolabile varietà di tendenze culturali e musicali. Ubicati anni luce dalle bieche logiche di mercato volte a sfornare unicamente singoli usa e getta, Dave Brock & C. hanno realizzato una serie di LP contenenti alcune clamorose composizioni ammantate in una sontuosa aura spaziale. Il cosiddetto ‘space rock’, appunto, viene sublimato da questo combo di stralunati hippies nati sotto l’egida della Union Jack, (in)consapevoli di offrirci un’esperienza unica, talvolta sfiancante, ma indubbiamente densa di soddisfazioni. Il nostro orizzonte mentale non viene espanso da ludiche sostanze psicotrope, ma rimane intrappolato nelle maglie tridimensionali forgiate da abbaglianti trip sonici, profusi da maestosi drappi tastieristici ed opportunamente galvanizzati da solenni impennate hard. Proprio per questo non riusciamo a comprendere il significato di una raccolta palesemente disomogenea come “Spacehawks”, illusorio contenitore privo di una logica (perlomeno apparente) nel quale vengono inclusi senza soluzione di continuità alcuni vecchi cavalli di battaglia, riarrangiati per l’occasione, insieme ad una manciata di (ottimi) inediti ed alcuni superflui remix. Rimaniamo sconcertati dal trattamento subìto da “Seasons”, traccia di apertura dell’ottimo “Onward”, in questa occasione rimodellata (o meglio pasticciata) da tremende sonorità a bassa fedeltà. Rasentano invece la perfezione le sfumature ‘danzerecce’ emanate dall’inedita “Sacrosanct”, così come il futuristico viaggio interstellare costituito dal trittico composto da “Touch”, “The Chumps Are Jumping” e “Lonely Moon”, che testimonia l’inesauribile bontà creativa dei Nostri. Da una discografia così ricca, valida e variegata sarebbe stato opportuno dedicare almeno un unico CD (se non due) agli inumerevoli classici scolpiti da questo mito vivente. E’ lapalissiano che il riff ciclopico della monster hit “Masters Of The Universe” sia in grado di provocare un catastrofico sisma, così come l’abbagliante collisione stellare provocata da “Sonic Attack” mandi in corto circuito i nostri neuroni; ma non possiamo chiudere un occhio dinnanzi all’esclusione di alcuni pezzi da novanta come “Silver Machine”, “Levitation” e “Brainstorm”. Un prodotto del genere rischia di fare imbufalire anche i più incalliti collezionisti… vi abbiamo avvisato!
N.B:Il voto in calce si riferisce esclusivamente al senso di questa raccolta, non alla qualità delle composizioni.