7.5
- Band: HEADS FOR THE DEAD
- Durata: 00:46:31
- Disponibile dal: 11/12/2020
- Etichetta:
- Transcending Obscurity
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Dopo un debut coi fiocchi come “Serpent’s Curse”, era lecito aspettarsi un altro bel colpo da parte degli Heads For The Dead; a due anni di distanza dunque da quella bella prova a tema orrorifico suonato e impacchettato davvero come si deve, la band torna a scavare nei meandri della cultura slasher per portarci dodici sanguinolenti brani di death metal morboso, grosso e feroce. Con un piccolo ampliamento, a dire il vero, perché un certo gusto puramente heavy sembra aver fatto capolino nelle composizioni, giusto un’aria, magari in qualche assolo o apertura (non aspettatevi dunque brani effettivamente heavy), così come una certa spinta verso il black metal anni ’90 – e la bestiale cover di “Transilvanian Hunger” posta verso fine disco sembra voler dimostrare questo interesse verso tali sonorità. Se l’impostazione da ‘supergruppo’ ci ha fatto interrogare sul futuro discografico della band, formata da Jonny Petterson (Massacre, Wombbath) a tutti gli strumenti tranne batteria (qui affidata alle mani di Ed Warby, ex Gorefest e Ayreon) e Ralph Hauber alla voce (già in Revel In Flesh), questo “Into The Red” sembra invece essere qui a dimostrare quanto seriamente venga preso il progetto. La personalità del concept è vibrante, con le sue reminiscenze che vanno da Lovecraft a Poe – un titolo a caso? “The Coffin Scratcher”! – fino al cinema horror d’altri tempi (la copertina del resto la dice lunga a riguardo), l’esecuzione è possente e grintosa, con una produzione che sembra fatta per far risuonare i brani come se provenissero da qualche nauseabonda cripta, tuttavia il death della band risuona piuttosto slanciato e autonomo, ricordandoci le prove di Asphyx e Dismember. Sembra che al di là del comparto ‘violenza’ rispetto al debut si sia comunque lavorato non poco su di una parvenza di melodia, inserita molto sapientemente e in maniera quasi subliminale, che riesce a rendere il disco estremamente riconoscibile nel suo incedere, dando ad ogni episodio una sua personalità ben precisa e una spinta non da poco per quanto riguarda l’ascolto di “Into The Red” sulla lunga distanza.
Insomma, se con il primo uscito eravamo di fronte a un bel disco di death metal, qua abbiamo tra e mani un album completo ed entusiasmante, con un progetto che ha fatto un passo in avanti evidente.