7.5
- Band: HEAVEN SHALL BURN
- Durata: 00:48:30
- Disponibile dal: 02/07/2007
- Etichetta:
- Lifeforce Records
- Distributore: Andromeda
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Mettiamola così: se siete dei “metallari” e mai decideste di comprare un album metal-core da inserire nella vostra collezione di CD, puntate su “Whatever It May Take” degli Heaven Shall Burn. Non solo stiamo parlando del miglior lavoro della band tedesca, ma anche di un disco seminale per questa scena, soprattutto per quanto riguarda quella europea. Pubblicato originariamente nel 2002 con un artwork e una resa sonora un po’ povere, l’album torna oggi sul mercato sempre su Lifeforce Records ma in una veste totalmente rinnovata. All’ordine della tracklist è stata data una rimescolata, le tracce sono state rimixate e rimasterizzate da capo nei sempre più celebri Rape Of Harmonies studios – studi di proprietà del chitarrista Alexander Dietz e oggi punto di riferimento per parecchie band dedite al genere – è stata aggiunta la strumentale “Io” come bonus e, infine, l’artwork è stato del tutto ridisegnato dai tipi dei Monument Studios (Job For A Cowboy, Aborted) per un risultato finale spettacolare. Partiti nel 1997 come gruppo hardcore dalle forti influenze metal e death metal, gli Heaven Shall Burn riuscirono a fondere definitivamente i due stili in maniera fluida e coerente alcuni anni dopo proprio con “Whatever It May Take”, dando vita ad un lavoro che se a livello di attitudine e testi (sentitissimi e sempre legati a tematiche socio-politiche) doveva ancora quasi tutto all’hardcore, dal punto di vista musicale e, in particolare, del riffing di chitarra, risentiva in maniera pesantissima della lezione impartita da gruppi death metal come Bolt Thrower, primi Malevolent Creation e, soprattutto, Amon Amarth… questi ultimi all’epoca ancora un nome abbastanza di culto che stava muovendo i suoi primi passi fuori dal sottobosco scandinavo. A tutto questo va inoltre aggiunta un’atmosfera davvero drammatica e opprimente, a volte carica inoltre di un odio e di un’angoscia quasi palpabili. Grazie forse anche a dei testi passionali e sentiti come pochi altri, pezzi come “Behind A Wall Of Silence”, “The Fire” o “The Martyr’s Blood” diventarono immediatamente dei classici all’interno della scena metal-core (all’epoca ancora relegata ad uno status di piccola realtà underground), ma l’estrema violenza dell’album riuscì a destare l’attenzione anche di vaste schiere di metalhead soprattutto in Germania e nord Europa, tanto che il gruppo, che sino ad allora si era mosso solamente all’interno del circuito hardcore, venne elogiato su tutta la stampa specializzata e invitato l’estate successiva a prendere parte a rinomati festival metal come, ad esempio, il Wacken Open Air e il Summer Breeze. Un successo stra-meritato, frutto di una costante ricerca di un sound personale e di un songwriting che, nonostante fosse ancora lontano da certe finezze formali espresse nei due platter successivi (“Antigone” e “Deaf To Our Prayers”), non poteva essere definito in altra maniera se non ispiratissimo ed emozionante. Chi scrive ha davvero perso il conto delle volte che si è fermato a risentire alcune delle melodie contenute in “Whatever It May Take”: come dicevamo, i testi in questo lavoro contano molto, ma a tratti le sole linee di chitarra e lo screaming di Marcus Bischoff raggiungono livelli di drammaticità e disperazione tali da indurre quasi alle lacrime. La dimostrazione che per risultare espressivi non servono ad ogni costo voci pulite o chissà quali orpelli. Insomma, se ancora non avete questo disco, prendetelo seriamente in considerazione, perchè si sta parlando di uno dei migliori esempi di sempre di (death) metal-core. E anche se siete già in possesso dell’album, magari fateci ugualmente un pensierino: la resa sonora è notevolmente più potente e la veste grafica merita davvero un’occhiata. Notare infine che il voto che vedete qui sotto si riferisce esclusivamente a questa ristampa e non alla qualità complessiva di “Whatever It May Take”, che si merita senz’altro un punto e mezzo in più!