6.0
- Band: HEIDEVOLK
- Durata: 01:07:03
- Disponibile dal: 20/03/2015
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Dopo l’ottimo “Batavi” le aspettative sui fieri guerrieri olandesi erano parecchie. Ma dopo cinque album in dieci anni di carriera qualcosa si deve essere inceppato, specialmente in seno alla band e poi di riflesso sulla proposta musicale degli Heidevolk. Prima di incidere il nuovo album uno dei due cantanti del gruppo, Joris den Boghtdrincker, è stato sostituito dal nuovo componente Lars Vogel e poco tempo dopo l’uscita dello stesso “Velua” se ne sono andati due elementi fondamentali del gruppo come il chitarrista Reamon Bomenbreker e l’altro cantante Mark Splintervuyscht. Il gruppo in pratica in pochi mesi si è spezzato e naturalmente “Velua” è il frutto di lesioni interne già presenti, ma non ancora degenerate del tutto. Difficile, in queste condizioni, che una band riesca a offrire ai propri fan un grande album. Solitamente quando accadono queste cose qualcuno della band non è soddisfatto dell’operato finale oppure le tensioni interne sotterranee vengono a galla dopo un’esperienza sempre importante come quella della registrazione di una nuova release. Al momento non conosciamo le cause che hanno portato a questi cambiamenti negli Heidevolk, ma possiamo sentire gli effetti non entusiasmanti su “Velua”. Al contrario del battagliero e dinamico “Batavi” il suo successore manca di freschezza compositiva, di ispirazione d’alto livello. I brani sono monotoni e monoritmo, il minutaggio è decisamente eccessivo e non fa altro che evidenziare la carenza di elementi positivi su questo lavoro. I Nostri non hanno fatto esclusivamente dei capolavori nella loro carriera decennale, ma “Velua” è ben al di sotto delle aspettative di un gruppo che ormai nel corso degli anni è diventato importante all’interno della scena pagan/viking mondiale. Nella versione ‘limited edition’ ci sono tre cover che, sebbene siano state arrangiate in stile epico, non aggiungono molto su quello che hanno proposto gli Heidevolk su “Velua”. Il trademark non è stato modificato, ci sono sempre inni epici dal sapore ovviamente nordico come il brano “Vinland”, ma manca la trovata vincente, il riffing trascinante. Non c’è una canzone che abbia la grinta di una “Als De Dood Weer Naar Ons Lacht”, tanto per essere chiari. La delusione per un album nè brutto nè bello c’è, ma è ancora più grande la preoccupazione per il futuro di questa band. Gli Heidevolk stavolta sembrano dei guerrieri ormai stanchi di combattere, che al prossimo scontro cadranno in piedi perchè sono valorosi e hanno carattere. Ma cadranno.